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rassegna

Spalletti e la Roma: il rapporto con la città complicato dall’affaire Totti

Emanuela Castelli

Spalletti, Totti e la Roma

Il Corriere dello Sport ricostruisce l'esperienza di Spalletti alla Roma

Anni bellissimi di un amore intenso, quelli tra Spalletti e Roma, distrutti e sporcati poi dalla questione Totti

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Luciano lo sentì - e molto - il peso dell'addio di Francesco Totti. Sentì fin da subito che sarebbero stati anni difficili, che si sarebbe attirato addosso le polemiche di una città pazza del suo Pupone. La sua missione era la più dura mai avuta in carriera: accompagnare Francesco all'addio al calcio giocato. Ché anche per i campioni arriva il momento di dire basta, di appendere le scarpette al chiodo e cominciare una nuova vita. Ma Totti stava bene: entrava e segnava. Giocava un minuto e risolveva le partite. E questo contribuiva ad inasprire la piazza. E ad individuare un nemico comune: Luciano Spalletti. Così il quotidiano sportivo: "C'è una Roma con Spalletti prima e un’altra con Spalletti dopo. C’è un denominatore comune tra il primo e il secondo ciclo del tecnico toscano sulla panchina giallorossa. La qualità del gioco, la capacità di rendere competitiva una squadra che non sempre ha avuto grandi interpreti. Ma c’è anche un elemento di discontinuità tra il primo e il secondo Spalletti: si chiama Francesco Totti". Il primo Spalletti era sereno, felice, compenetrato nella città, che viveva con passione. "Dal 2005 al 2009 sono stati quattro anni ricchi di soddisfazioni, con undici vittorie di fila alla prima stagione e una serie di intuizioni tattiche che portarono la Roma a sfidare l’Inter per lo scudetto e a batterla nelle finali di Coppa Italia e di Supercoppa. Sono gli anni in cui Spalletti è aggregante, coinvolgente. Ha carisma e i giocatori subiscono il suo fascino perchè tutti riescono a dare il 110 per cento. Luciano diventa amico dei calciatori (...) Ma Spalletti si supera quando Totti si rompe la caviglia. Con la squadra in ritiro prima di una partita importante, organizza i pullmini e porta a tutti i giocatori a casa di Francesco, a letto con il tutore. Quella Roma è una famiglia. Luciano si inventa la più bella Roma degli ultimi venti anni (...)Quando Luciano torna, a gennaio del 2016, è un’altra persona. Più distaccato con il gruppo. Subito le prime crepe con Totti. Lo accusa di essere andato a prendere personalmente con la macchina Ranieri, quasi a voler alludere che il capitano avesse favorito nel 2009 il cambio in panchina. Quella Roma arriva terza e seconda, fa il record di punti. Valorizza El Shaarawy arrivato da un periodo buio al Monaco. Esalta Perotti, con il quale però litiga in una trasferta a Crotone. Anche quella è una Roma bellissima, ma tutto finisce (male) il 28 maggio 2017, con l’addio di Francesco Totti. E di Spalletti".