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Simeone, la riserva di lusso con la garra argentina: sorrisi e devozione alla causa

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Il Cholito è il prototipo di giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere in rosa
Sara Ghezzi

Giovanni Simeone nell'estate del 2022 ha voluto fortemente Napoli pur sapendo che di spazio probabilmente ne avrebbe trovato poco. Lui è argentino e con la terra partenopea c'è un'attrazione che non è facilmente comprensibile ad altri. Questo legame lo ha mostrato dal suo arrivo, poi ci ha pensato la dedizione che ha da sempre messo in campo a far affezionare i tifosi al Cholito, quel figlio d'arte, che la carriera se la sto costruendo con sacrificio, dedizione, rispetto e devozione. Lo sottolinea l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport dopo la sua prestazione contro la Lazio. A seguire un estratto dell'articolo.

Simeone, la riserva di lusso con la garra argentina: sorrisi e devozione alla causa

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"Mai uno sbuffo, ma una parola fuori posto, devoto alla causa. Gio Simeone è così, l’ha dimostrato anche ieri sera all’Olimpico, nonostante il risultato e la prestazione collettiva del Napoli non siano di quelle da ricordare con il sorriso sulle labbra. Il Cholito però ci ha messo del suo, in positivo, nel ko contro la Lazio. Una squadra che all’argentino piace tanto, o meglio, con la quale forse ha un conto in sospeso, visto che in 16 partite contro i biancocelesti, da quando è in Serie A, ha segnato 9 volte. Vittima preferita, ma stavolta senza il colpo di grazia. L’ultimo gol l’ha segnato ieri, quello del momentaneo pareggio, festeggiandolo sotto lo spicchio riservato ai tifosi del Napoli, prima esultando con Raspadori, poi abbracciando tutti i suoi compagni, quelli che come lui fino a ieri avevano giocato poco o quasi niente. Lui, per esempio, non giocava una partita da titolare dal 26 settembre contro il Palermo, sempre in Coppa Italia. In campionato, invece, aveva giocato dal primo minuto solo all'esordio contro il Verona. 


La garra ce l’ha messa, Simeone. Quella non gli è mai mancata, anche quando spesso è stato inserito nei minuti finali da Conte o dai suoi predecessori. Una caratteristica sua, tutta argentina, interamente ereditata dal papà Diego, che alla Lazio ci aveva giocato scrivendo pagine di storia biancoceleste. Il gol l’ha segnato così, tuffandosi su un pallone su cui Patric sembrava in anticipo, lanciandosi senza pietà in scivolata e infilando la porta sguarnita, di destro, per prendersi con rabbia l’1-1. Non solo, s’è fatto trovare pronto anche in altre occasioni: sia quando c’è stato da giocare di sponda, provando a far salire i trequartisti, che quando s’è dovuto sporcare le mani in area, lottando con i centrali della Lazio. Così è arrivato il gol, così s’è procurato l’occasione per il raddoppio, fermato solo da un prodigioso intervento di Mandas. Meno brillante nella ripresa: anche lui ha accusato il gol del 3-1 di Noslin, ma è stato uno degli ultimi a mollare. S’è messo spalle alla porta, ha provato ad attaccare la profondità, insomma non s’è risparmiato. 

Tutto ciò per dimostrare il suo status di riserva di lusso. Una definizione che non piace a nessuno dei protagonisti, Conte in primis, ma che certifica una maggiore affidabilità rispetto a qualcun altro dei suoi compagni impegnati ieri sera all’Olimpico. Al 60' ha avuto anche un’altra occasione per riaprirla, salendo in cielo, ma con un pizzico di ritardo su cross dalla sinistra di Neres. Poi, al 77’, è uscito dal lato della Tribuna Tevere, lasciando il posto a Lukaku. Per una sera, forse, ha sperato di giocare tutti i novanta minuti, ma il centravanti titolare è il belga, lo sanno pure le pietre a Napoli. Giovanni l'ha accettato, ma da papà Diego ha avuto un'educazione cholista, che si traduce nel non mollare mai un centimetro, nonostante le difficoltà".