Il momento più bello in campo? La vittoria in Coppa Italia nel 1976 contro il Verona con una mia doppietta. Fu, finalmente, un trofeo per il Napoli. Un titolo, come si dice oggi, e mi spiace di non averne regalato altri alla città e alla sua inimitabile tifoseria. Ma ho anche un altro magic moment da ricordare… Quando allo stadio più di gridare “Napoli, Napoli”, urlavano “Beppe, Beppe”. Ma si rende conto di quanto mi hanno amato? Un amore ricambiato totalmente. Amo Napoli e il Napoli. E ancora, per la verità, vibro d’orgoglio per un altro episodio. L’altro momento indelebile nella mia memoria fu quando indossai la fascia di capitano. Merito del mio grande amico Beppe Bruscolotti, sì, perché sarebbe toccato a lui ma volle che capitano fossi io. Mi vuole un bene dell’animo, Beppe. Trovò anche una giustificazione, diciamo tecnica: sai, mi disse, io faccio il difensore e capita di dare qualche calcione agli attaccanti e allora diventa difficile avere un rapporto sereno con l’arbitro. Tu, invece, bomber, sei l’ideale. E così fui incoronato capitano del Napoli.
Felice per questo scudetto? Felicissimo. Mi complimento con Spalletti e Giuntoli per aver creduto ciecamente in questi giovani che sono arrivati e che pure erano corteggiati da altre squadre che, però, evidentemente non pensavano che potessero fare la differenza. Segreto di questo successo? Osimhen e Kvaratskhelia. Irresistibili. E, mi ripeto, brava la società azzurra ad aver creduto in loro da subito. Spalletti andrà via? E io sono dispiaciuto e ci sto male. Luciano ha fatto benissimo e ha costruito un sistema di gioco complesso ed efficace. E poi io e i tanti amici che ho in città cominciamo a chiederci: ma perché gli allenatori durano così poco al Napoli? Cosa c’è che non funziona perché un tecnico non possa stare a lungo, se ha fatto bene, sulla panchina azzurra? E in questo caso: di chi è la colpa? Di Aurelio De Laurentiis o di Spalletti?".
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