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Sacchi: “Napoli veloce e verticale, sembra il Liverpool. Spalletti spettacolare”

Sacchi napoli mancini
Le parole di Sacchi alla Gazzetta dello Sport

Domenico D'Ausilio

Arrigo Sacchi, allenatore, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport soffermandosi sul Napoli di Luciano Spalletti.

Sacchi sul Napoli di Spalletti

Sacchi napoli

"In un calcio italiano, che fa del tatticismo e della furbizia le armi principali, ricercare lo spettacolo come il Napoli è un punto di merito. Poche squadre in Europa stanno in campo e si muovono come quella di Spalletti. Davvero bravi: giocatori, e allenatore. Si deve partire da un concetto: la distanza tra attacco e difesa non deve mai essere superiore ai 20-25 metri. In questo modo c’è collaborazione, c’è comunicazione e si arriva più in fretta all’interiorizzazione del gioco. Il Napoli attacca in undici e difende in undici: non è poco. Le azioni si sviluppano quasi sempre in verticale, raramente ci sono tocchi laterali se non per trovare il varco giusto. In sostanza, un attaccante viene incontro al portatore di palla e un altro si butta nello spazio per ricevere il passaggio in profondità. Non sono movimenti difficili, ma prevedono una perfetta sincronia e lungo lavoro in allenamento. I difensori avversari sono sempre preoccupati da questi rapidi movimenti perché sanno di poter essere attaccati alle spalle. Se invece si pratica un possesso-palla orizzontale le retroguardie fanno in tempo a sistemarsi e a chiudere tutti i buchi. Nel calcio moderno ricevere il pallone da fermo significa consegnarsi all’avversario: il Napoli non corre questo rischio. È una squadra “movimentista” ,nessuno è mai bloccato sulla propria posizione".

Sul paragone con il Liverpool di Klopp

"A tratti, per il modo di attaccare, ricorda il Liverpool di Klopp, quando i Reds avevano più voglia di correre e di smarcarsi di quella che hanno adesso. La cosa è resa possibile a Spalletti perché ha giocatori intelligenti, disponibili, che mettono entusiasmo e volontà nel lavoro. C’è, però, il rischio che tutti si sentano già arrivati. Ora sono un collettivo e giocano da collettivo. Se cambiassero, non sarebbero tanto belli".

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