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"Ancelotti è uno dei più grandi allenatori del mondo, il migliore in assoluto che ho conosciuto, il calcio però è difficile perchè tocca tante componenti. Il club con la sua storia, le sue idee, le sue regole e la sua visione viene prima della squadra e la squadra viene prima di ogni singolo. Il Napoli negli ultimi anni ha fatto più di quanto poteva perchè in quattro anni è arrivato tre volte secondo ed ha fatto un capolavoro perchè parliamo di una società che non ha una grande storia e la storia incide perchè dà un’autorità morale. Il secondo posto è un risultato straordinario eppure sembrava non lo fosse".
Il suo Milan era imbattibile, che ricordi ha? “Di quella coppa degli immortali resta il riconoscimento della UEFA: il Milan è stato riconosciuto come la squadra più forte e questa forza veniva dal vivaio. Se la vittoria non è corredata dai valori, dall’amalgama, dal divertimento, dalle idee e dal coraggio restano solo gli almanacchi. Vincemmo una partita decisiva il 1 maggio del 1988 però il pubblico di Napoli dimostrò di essere molto più evoluto della maggior parte degli italiani perchè applaudirono e lo fecero perchè vincemmo con i valori. Per noi vincere senza merito non era una vittoria".
Problemi dei calciatori? "Quando formi una squadra, il più grande errore che puoi commettere è tenere dei giocatori che restano mal volentieri: devi essere bravo e attento a mandarli via. Ho fatto il direttore tecnico a Parma e ricordo che dopo il crollo della Parmalat dovevamo vendere e vendemmo tanti giocatori, ma tenemmo Gilardino perchè pensavamo potesse aiutarci. Alla fine ci aiutò, ma se fosse rimasto col muso sarebbe stato meglio mandarlo via”.
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