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rassegna

Raspadori, da uomo dell’emergenza a uomo della provvidenza per il Napoli

Sara Ghezzi
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Jack finalmente si prende la scena dopo la Lazio tocca ancora a lui

Giacomo Raspadori è uno di quei calciatori che non dice mai una parola fuori posto e si fa trovare sempre presente quando c'è bisogno di lui. Contro la Lazio l'emergenza sulla fascia sinistra ha spinto Conte a lanciarlo dal primo minuto nel suo 3-5-2, lui si è preso l'opportunità e ha risposto siglando un gol pesante. Uno dei tanti da quando veste la maglia del Napoli, lo sottolinea l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.

Raspadori, l'uomo della provvidenza per il Napoli

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"Da uomo dell’emergenza a uomo della provvidenza. Il calciatore con la valigia in cerca d’un ruolo decisivo – l’irrisolto,

l’involuto – l’ha trovato. Jack Raspadori, 25 anni appena festeggiati, professione coprotagonista che, dopo tanto perdersi, dopo tanto aspettare, un ulisside da panchina, seconda stella a sinistra dopo Giovanni Simeone dritto fino a Philip Billing e Cyril Ngonge poi la strada la trovi da solo e porta all’isola Lukaku, si è alzato, ha varcato la linea laterale, è entrato in campo, ha segnato contro la Lazio e regalato una possibilità ad Antonio Conte. Titolare. Adesso può finalmente gioire dopo aver scardinato le porte della percezione del Napoli, aiutato da una emergenza che sembra una nuvola fantozziana deposta all’altezza della fascia sinistra da area ad area e senza vento a spostarla per settimane. Rimaneva solo il cambio di modulo da 4-3-3 a 3-5-2 puntando sull’attaccante Raspadori che è un nonostante: la tecnica, i gol, la disciplina".

Jack, risponde sempre presente con gol pesanti

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"Piccolo e fantasioso. Tenace e sfumante. Uno che sembra che non basti mai. Un calciatore costretto a diventare esploratore per conto terzi. Anche se ha gol pesanti nei suoi piedi: quello alla Juventus nell’anno dello scudetto spallettiano, lo snodo; quello al Venezia in quest’anno contiano, un gol che è valso tre punti e andrà pesato a maggio; e poi quello alla Lazio, qualche giorno fa, che serviva a dire con VascoRossi: «Eh, già / Io sono ancora qua». E forse ci resto, questo era il resto della frase, ma detta a mezza voce, con la timidezza d’uno della trequarti spedito in area di rigore come cavia e possibilità, quella di trovare un ruolo definitivo. Col cuore in disparte e la precarietà attaccata ai calzoncini. Con il peso sulle spalle d’essere quello che gira intorno a Romelu Lukaku ma per poco, poi si ritornerà tutti in riga, ogni giocatore al suo spazio e Raspadori in panchina. Vecchio modulo, vecchia posizione, fine della concessione. Davanti a questa inversione continua altri crollerebbero, lui no, perché è un ibrido e ormai si è abituato a questa inquietudine, alla transizione tra moduli e all’essere usato come un SOS. Se ne è fatto una ragione e svolazza. E segna".


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