rassegna

Rapuano, dopo Napoli-Inter ennesima bufera sull’Aia: Rocchi ammette l’errore

Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Una prestazione molto lontana dalla sufficienza, spaccata in due da una gestione incomprensibile dei cartellini

Rapuano, l'arbitro della finale di Supercoppa Italiana tra Napoli ed Inter, ha scoperchiato il vaso di Pandora e tutti i mali dell'AIA sono venuti fuori, con Rocchi che deve fronteggiare l'ennesima emergenza. Una scelta sbagliata, l'avrebbe ammesso lo stesso designatore ai suoi collaboratori più fidati, come era facile immaginare già in partenza: scegliere un arbitro giovane per mostrare al mondo che la classe arbitrale italiana ha dei talenti è stato controproducente.

Rapuano getta nel caos Rocchi

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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: "La direzione di Rapuano nella finale di Supercoppa italiana, pressappochista e di poca intelligenza arbitrale, ha avuto un effetto domino clamoroso. In un colpo solo ha: a) rimesso gli arbitri di serie A nella bufera, che solo una settimana fa la conferenza stampa di Rocchi aveva provato a mitigare; b) creato diversi problemi al suo designatore, che già lunedì sera all’Al-Awwal Park di Riyad non era affatto contento (le prime parole di Rocchi al suo arbitro non sarebbero state propriamente un complimento); c) riacceso il fuoco della battaglia politica interna che sta dilaniando la categoria, quest’ultimo forse il primo male degli arbitri in questa fase della loro storia; d) irritato non solo la Lega (cioè le società, basta ricordare la sottile e pungente ironia del presidente De Laurentiis) ma anche la Federcalcio, che guarda con sempre maggiore preoccupazione alla vicenda. Perché avere un calcio in ebollizione non fa bene a nessuno. La designazione di Rapuano è stata sbagliata, l’avrebbe ammesso lo stesso Rocchi ai pochi confidenti dei quali si fida. Il repentino cambio di gestione disciplinare ha inciso sulla partita in maniera determinante, vanificando il piano che era nella testa del suo designatore. Una scelta, però, che aveva delle crepe in partenza, perché non si può far maturare un frutto contro natura".



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