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Processo plusvalenze, può saltare tutto per un vizio procedurale: i dettagli

plusvalenze

La Procura rischia di aver commesso un grossolano autogol capace di polverizzare l’intero processo plusvalenze per un vizio procedurale

Domenico D'Ausilio

La Procura rischia di aver commesso un grossolano autogol capace di polverizzare l’intero processo plusvalenze. Un vizio procedurale, contestato dalle difese di tutte le società coinvolte. Lo riporta l'edizione odierna di Repubblica.

Il processo plusvalenze rischia di saltare

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Il primo atto dell’indagine infatti è una lettera in cui la Covisoc invia quella che in un processo ordinario si definirebbe la “notizia di reato” alla Procura. Secondo le accuse, però, non lo è: scrive infatti la Covisoc di avere avuto “pregresse interazioni” con la Procura, e richiama una nota di sei mesi prima, ossia del 14 aprile. In cui la Procura avrebbe fornito alla Covisoc “indicazioni interpretative” per rintracciare possibili plusvalenze gonfiate. Le difese degli accusati hanno chiesto di avere accesso a quella nota. Ma è stata negata: per la Procura, non è attinente. Messa così, quasi una violazione del diritto di accesso agli atti. Soprattutto perché in quella nota erano contenute le “indicazioni interpretative” su come rintracciare possibili plusvalenze gonfiate. E questo vuol dire due cose. La prima: la lista di operazioni su cui si è concentrata l’indagine, è figlia di quelle interpretazioni. La seconda, molto più seria: la Procura aveva già notizia di irregolarità (agli atti, infatti, c’è un articolo di febbraio). E se così fosse, vorrebbe dire che Chinè non ha rispettato il termine di 30 giorni per aprire un’indagine. Vizio procedurale sufficiente, forse, a minare l’intero processo.

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