Ieri mattina a Roma, nella prima giornata del processo sulle plusvalenze fittizie, la Procura FIGC guidata da Giuseppe Chinè ha chiesto al Tribunale federale sanzioni importanti soprattutto per i dirigenti (salvaguardando in qualche modo i club, tra cui Juventus e Napoli) che, stando all’accusa sportiva, plusvalenza dopo plusvalenza, sono riusciti ad avere significativi vantaggi nel bilancio. Lo riporta l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport.
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Processo plusvalenze, venerdì la sentenza di primo grado: i possibili scenari
È attesa per venerdì la sentenza di primo grado del processo del caso plusvalenze che ha di nuovo scosso il calcio italiano
Processo plusvalenze, venerdì la sentenza
Il processo di primo grado riprenderà domattina, quando saranno ascoltate anche Juventus e Napoli ed è atteso l’intervento diretto di alcuni dei maggiori protagonisti dell’inchiesta a partire da Paratici. La difesa è chiara. Viene contestato in particolare il metodo con cui la Procura ha definito il “valore rettificato” dei giocatori. I criteri scelti (età, ruolo, storia sportiva, storia dei trasferimenti, contratto di lavoro) non vengono ritenuti validi e attendibili. Quindi il risultato sarebbe privo dell’oggettività richiesta per poter parlare di illeciti e sanzioni. È questo il nodo principale del processo. L’inedita impalcatura costruita dalla Procura reggerà? E se tenesse in primo grado (venerdì la sentenza), riuscirà a farlo anche davanti alla Corte sportiva d’appello a metà maggio?
I possibili scenari
Dunque, come andrà a finire? Le difese sono convinte di convincere il tribunale federale presieduto da Carlo Sica della vulnerabilità del modello statistico a cinque voci predisposto dalla procura federale. Che farebbe acqua, questa la tesi difensiva, soprattutto nella sottovalutazione dei giovani. Inoltre, alcuni dei valori «rettificati» sarebbero stati giudicati congrui dalla Covisoc, che con la sua relazione inviata a procura e presidente federale era stata un po’ la madre di tutto il caso. L’ipotesi più probabile è che i giudici, senza sposare il modello in toto, possano comunque condividere l’impianto accusatorio nella parte in cui denuncia la ripetitività di prassi nelle attività societarie di «elusioni della normativa federale», insomma di «violazioni gestionali» nell’esercizio del sistema delle plusvalenze. A quel punto ci sarebbe una (almeno parziale) riduzione delle inibizioni e delle multe. Ma con la giustizia sportiva fare pronostici è sempre più complicato.
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