L'edizione odierna del Corriere dello Sport riflette, con la penna di Antonio Giordano, su come il Napoli di Spalletti sia stato in grado di non sentire l'assenza di Victor Osimhen
rassegna
Osimhen, l’onda azzurra ha fatto quasi dimenticare la sua assenza
Osimhen, l'anno scorso la sua assenza aprì la strada verso il declino: quest'anno, Raspadori e Simeone hanno fatto quasi dimenticare il suo infortunio
Si scrive Victor Osimhen, si pensa all'uomo della provvidenza: l'attaccante che, appena approdato a Napoli, era quasi uno sconosciuto ma che ha presentato la sua carta di identità, fin da subito recante in sé le stimmate del goleador. Un goleador, senz'altro, una gazzella che corre veloce sul rettangolo verde, ma che spesso incorre in infortuni più o meno seri, che lo tengono furi dal campo. E' capitato l'anno scorso, ed il Napoli ha clamorosamente rallentato la sua corsa. E' capitato quest'anno contro il Liverpool, ma il Napoli ha continuato a vincere. Così Antonio Giordano: "Il calcio contemporaneo va di fretta, quello attuale viaggia alla velocità di Filippo Ganna o, per restare in tema, di Victor Osimhen, mister cento milioni di euro, che esce dal mercato come un top player custodito gelosamente, s’infila nel campionato con i suoi accecanti bagliori, resta meritatamente in quella dimensione stellare, induce alla disperazione più totale nel momento in cui è costretto ad accomodarsi in infermeria e poi scopre, sul lettino del medico, che esiste una vita pure senza di lui (...) Quest’onda anomala che s’è abbattuta sul campionato e pure sulla Champions, ha avuto il potere di superare - persino quasi di dimenticare - l’assenza del calciatore che, solo un mese fa, veniva ritenuto prossimo alla Santità, perché insostituibile: Raspadori e Simeone, il vice ed il vice del vice, hanno provveduto, attraverso il calcio magnetico di Spalletti, a raccontare cosa si nasconda dietro quest’attacco ampio, vario che si sviluppa con respiro internazionale, quali siano le sue variabili e quali le capacità interpretative che l’hanno portata a sopportare la soglia del dolore con un sorriso largo di chi osserva il proprio universo dall’alto".
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