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Vìctor Osimhen (Photo by SSC NAPOLI via Getty Images)
L'edizione odierna del Corriere dello Sport si sofferma sul momento di Victor Osimhen. Il centravanti nigeriano è diventato una opzione nella sua «diversità», nella sua verticalità aspirata da una rapidità impressionate. Ciò che emerge è la possibilità di potersi orientare seguendo le sue percussioni. Ma Osimhen al Napoli è mancato, fosse pure e solo statisticamente. Quell’infortunio in Nazionale ha sottratto non solo energie, ma una variabile tattica da poter sfruttare.
C’è voluto un bel po’ per ritrovarlo al fianco del Napoli, completamente recuperato, senza più ombre e forse pure senza traccia di paura, ma l’ultimo Osimhen si è spinto oltre, è riuscito a ribaltare le gerarchie, a sistemare a bordo campo - e cioè in panchina - Dries Mertens, incurante del suo regno pieno di 134 gol e del trono di principe del gol. La svolta, in quel frammento di gara a Torino, mercoledì scorso contro la Juventus, nella dimostrazione di efficienza e anche di faccia tosta, tra De Ligt e Chiellini, nella capacità di modificare l’inerzia di una partita apparentemente chiusa, mai seriamente riaperta con il rigore «strappato» nel finale, eppure vissuta su scosse sistematiche e su un benessere fisico e psicologico che è servito al Napoli per sembrare «altro».
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