L'attaccante nigeriano è in libera caduta a causa di un nervosismo acuito dalla questione con il ct
Victor Osimhen sta vivendo un'estate particolare. Doveva essere quella del suo addio al Napoli, quello sperato nel corso dell'anno quando più di una volta ha dimostrato di no voler più indossare questa maglia. Musi lunghi per il rinnovo mancato, poi arrivato a dicembre, esultanze negate e tante parole che hanno peggiorato una situazione di squadra già delicata. L'anno scorso era l'idolo indiscusso, l'attaccante del momento su cui tutti avrebbero puntato, ora fatica a ricevere un'offerta. Il suo nervosismo si è acuito con la lite con il ct della Nigeria. Un Osimhen furioso, che come sottolinea l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport, è lo specchio di quanto possono cambiare le cose in un solo anno. A seguire un estratto dell'articolo.
Osimhen, la lite con Finidi è la punta dell'iceberg: un anno dopo è cambiato tutto
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"Un anno dopo lo scudetto e il titolo di re dei cannonieri d’Italia, e sei mesi dopo il Pallone d’oro africano, la palma Aic di migliore del campionato 2022-2023 e il nuovo super contratto, qualcosa è cambiato. Victor Osimhen ha vissuto una stagiona pazzesca, straordinaria, la fantasia che supera la realtà, e poi è piombato in una parabola strana. Alti e bassi, situazioni un po’ così, qualche tensione coniugata con il naufragio del Napoli, la sconfitta in finale di Coppa d’Africa e un po’ di piccole problematiche fisiche legate allo stress e al logorio dei tempi che nell’annata trionfale erano pressoché spariti. Nell’estate 2022, quando il mondo criticava la rivoluzione azzurra e le cessioni eccellenti vaticinando un tracollo, Osi se ne stava lì tranquillo e agguerrito profetizzando pubblicamente lo scudetto tra lo stupore generale: gli riusciva tutto, anche un pronostico contro tutti i pronostici".
Certo, a conti fatti anche nell’anno calcistico appena concluso ha viaggiato a una media realizzativa di tutto rispetto, 17 gol in 32 partite, 15 in 25 presenze di campionato, ma oggi, dicevamo, qualcosa è cambiato. A cominciare dal mercato: sebbene nel vecchio contratto non ci fosse la clausola da 130 milioni di euro, per lui un’estate fa arrivarono a offrire 150 milioni e poi anche di più; ora, invece, sono tutti guardinghi.
Nell’anno dello scudetto, della cavalcata trionfale e dei quarti di Champions, si ricorda un solo momento di leggera tensione: a Castel di Sangro, in allenamento, uno di quei tipici e tutto sommato innocenti battibecchi da trance agonistica che Spalletti domò in un clic: lo invitò a uscire dal campo e da quel momento Victor s’incendiò soltanto davanti alle porte".