rassegna

Neres, un giocatore determinato che sa vedere quello che ancora non c’è

Neres, un giocatore determinato che sa vedere quello che ancora non c’è - immagine 1
Il brasiliano contro i friuliani ha mostrato le sue qualità risultando sempre pericoloso per la difesa bianconera
Sara Ghezzi

Davide Neres ieri sera contro l'Udinese aveva il compito di sostituire Kvaratskhelia e il brasiliano non ha fatto sentire la mancanza del georgiano fornendo una prestazione di altissimo livello. Questa mattina il quotidiano Il Mattino ha dedicato un'analisi al numero 7 azzurro esaltando alcune sue qualità. A seguire un estratto dell'articolo.

Neres, un giocatore determinato che sa vedere quello che ancora non c'è

—  

"Un gol per conseguenza del dribbling. Immagina, dribbla, propizia e poi costringe lo sciagurato Lautaro Giannetti a metterla in porta. David Neres da vero dribblomaniaco si inventa la discesa del due a uno che ribalta la partita, poi messa al sicuro dal gol di Anguissa, e anche quando il Napoli pocassediante del primo tempo spingeva poco e subiva lo svantaggio era apparso il calciatore più vivo e con i tempi di gioco migliori. Neres danza, con piccoli tocchi si sposta il pallone rendendolo imprendibile ea dispetto della sua aria indolente ha guizzi di velocità senza perderne il possesso. Può giocare su entrambe le fasce, parlare poco e creare tante occasioni. Ha speso molto fiato a dribblare e metterla in mezzo per Romelu Lukaku che, però, ha mostrato di amare di più il lancio con il campo davanti piuttosto che il passaggio in area di rigore. Quindi spesso ha vanificato le discese dribblanti di Neres che finivano tutte alla sua ricerca, con palloni bassi e tesi o alti e morbidi, mai ammaestrati bene. Ma Neres non è un calciatore di commento, anzi, lui dribbla, crossa e sta zitto, dribbla, crossa e sta zitto e poi ritenta. Non polemizza perché si distrae. Sembrano tentativi di altruismo, invece sono prova di egoismo, fino a quando non trova il varco, e caparbiamente costringe Lautaro Giannetti a fare da sponda sul suo tiro sporco dopo una discesa ardita con quattro calciatori dell'Udinese lasciati per strada con una penetrazione sbilenca in area e un destro da carambola che inganna Giannetti e poi il portiere Razvan Sava. Un premio alla fedeltà verso i suoi dribbling e alla testardaggine da cercare d'oro. Neres sembra un Lavezzi meno oscillante, più fermo, dribbla senza ricorrere agli equilibrismi d'anca dell'argentino che evocavano il tango dei trapezisti, quindi potrebbe dare di più alla squadra perché è capace di strappare e anche di tirare meglio in porta. È circo ma con meno ferocia sporca e fanatismo che contrassegnava Lavezzi. Un palletggiatore ordinato, con una precisione da architetto svizzero. Neres vive e gioca in punta di piedi, per questo sorprende, le sue fughe sono sentieri disegnati prima e percorsi dopo, che trovano sempre l'area di rigore, ma non sempre il gol. In questo caso la sua discesa in area ha portato scompiglio e confusione, e poi anche il gol. Li ha disorientati con la fantasia, distrutti con la fantasia, e il resto è venuto di conseguenza. Incantati e perduti i calciatori dell'Udinese si sono mossi male e poi incarnati in Lautaro Giannetti sul quale il tiro-riffa di Neres è andato a sbattere cercando e trovando la porta alle spalle del suo portiere. Un gol indotto, perché un'azione così audace voleva e meritava il premio del gol. Il pallone che Neres ha coccolato tra i suoi piedi aveva un solo destino dopo tanta cura: la porta. E l'ha trovata. Perché Neres è stato un giocatore determinato, che ha inseguito la vittoria fin dall'inizio, più della sua squadra che ha preso a pensarci seriamente solo nel secondo tempo, quando ha verticalizzato scavalcando la difesa alta come una minigonna dell'Udinese. Invece, Neres l'ha attraversata come se fosse un parco giochi, non solo sa dribblare, ma sa osare un difetto della squadra di Conte è proprio che manca di coraggio, sembra Trintignant nel "Sorpasso", ha sempre bisogno di essere costretta e osando si è inventato il gol con la sponda avversaria, con una fantasiosa disperazione. Neres non voleva che i suoi slalom finissero senza gol, pretendeva che una serpentina come la sua avesse il gol, e l'ha trovato con l'ostinazione degli audaci e dei mistici che vedono quello che ancora non c'è".