L'attaccante brasiliano è uno di quei giocatori che in campo regala spettacolo con le sue giocate
David Neres è uno di quei giocatori che in campo riesce a regalare magie da funambolo. Ora è il suo momento dopo l'infortunio di Kvara e come sottolinea l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport, è pronto a regalare ancora spettacolo. A seguire un estratto dell'articolo.
Neres si prende la scena, è a caccia di magie: dategli un pallone e saprà come usarlo
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"Dategli un pallone e lui saprà come divertirsi. David Neres conserva ancora i tratti vintage di un calcio pratico. Ama il dribbling e ci prova sempre, anche a costo di fallire. Contro l’Udinese, nella sfida manifesto del suo talento, con la serpentina per superarne tre più Bijol fino all’autogol di Giannetti, il brasiliano ha completato sei dribbling. Come Rafa Leao, Nuno Tavares, Zortea e Thauvin. Sono gli unici con certi numeri in questo campionato. Prima di lui, a riuscirci in Serie A con la maglia del Napoli era stato, guarda caso, proprio Kvaratskhelia. Colleghi di fantasia. E di fascia. Pur sentendosi a casa a destra, Neres brilla anche a sinistra. Tornerà lì domani contro il Genoa. Alla fine, come ha specificato a fine partita sabato, la posizione fa poca differenza. Basta avere un pallone, campo da percorrere, avversari da superare e sguardo rivolto dentro la partita per risultare sempre utile, non solo bello da vedere.
I tifosi ancora riguardano l’azione del 2-1 del Napoli a Udine. Neres riceve a sinistra, sembra fermo, parte all’improvviso ed è già in area. Non segna, provoca autorete, ma il gol gli appartiene, così come una prova dall’elevato indice di ispirazione. Conte domani tornerà a fare affidamento su di lui. Il brasiliano sta crescendo, l’allenatore del Napoli dopo la vittoria di sabato lo ha elogiato per impegno, abnegazione e progressi in fase difensiva. È un calcio vintage, il suo, ma incastrato sempre nel 2024, quasi 2025, dove le preventive hanno un certo peso e una rincorsa alle volte può risultare più preziosa di un dribbling. Neres questo l’ha capito prima osservando gli altri e poi mettendosi in gioco. All’età di 27 anni vuole essere un giocatore completo, maturo.
Eppure non esiste l’età giusta per sentirsi grandi, adulti o arrivati. Neres credeva di avercela fatta quando aveva 22 anni. Brillava con la maglia dell’Ajax, era entrato nel giro della Seleçao e sognava di ripercorrere le orme dei suoi idoli. La strada sembrava in discesa. Percorso tracciato e fin troppa personalità. Carriera già scritta e look particolari. Poi l’infortunio choc, quasi un anno fermo per la rottura del menisco, è il 2019, la caduta e il tempo necessario per rialzarsi. Furono esattamente 297 i giorni di stop. Un’eternità per un ragazzo che vive di calcio e sognava di scalare la vetta del successo. Poi il rientro e un’altra tappa che lo segna: Neres va allo Shakhtar da De Zerbi, ma con la guerra in Ucraina il campionato si ferma e il brasiliano non gioca mai. Decide di trasferirsi al Benfica. Due anni di ripresa, le solite giocate e qualche pausa, però il talento c’è, riemerge, e il Napoli se ne accorge.