rassegna

Cds – Napoli-Torino, Llorente scongelato dopo undici mesi: scelta prossima alla disperazione

NAPLES, ITALY - DECEMBER 23: Diego Demme of SSC Napoli heads the ball during the Serie A match between SSC Napoli and Torino FC at Stadio Diego Armando Maradona on December 23, 2020 in Naples, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

L’edizione odierna del Corriere dello Sport commenta il pareggio tra Napoli e Torino allo stadio Diego Armando Maradona. Dopo aver buttato via 45 minuti con la Sampdoria, 70 con l’Inter e tutti i 90 con la Lazio, il Napoli ha continuato a...

Domenico D'Ausilio

L'edizione odierna del Corriere dello Sport commenta il pareggio tra Napoli e Torino allo stadio Diego Armando Maradona. Dopo aver buttato via 45 minuti con la Sampdoria, 70 con l’Inter e tutti i 90 con la Lazio, il Napoli ha continuato a sprecare se stesso, perdendosi tra idee confuse per un’altra ora e mezza ricca di niente e piena della confusione più totale. Si è poi trovato con la testa nella sabbia quando Izzo è riuscito a disegnare, chissà come, una parabola imprevedibile e maligna, per tentare di dare al Toro una sua dignità in quell'1-0 insperato ma non immeritato.

Napoli-Torino, il commento del Corriere dello Sport

 (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Il Napoli non è stata una squadra. Non è riuscito a costruire, è rimasto ostaggio di quella ossessione di Gattuso (il 4-2-3-1), ha palleggiato poco e male, sempre sotto ritmo. Ha rischiato, sul serio, di farsi male. Il Napoli non ha ancora ben chiaro quale sia la propria natura e Gattuso ha continuato a soffrire in mezzo al campo. Non ha modificato la mediana, sempre a due, anche con le sostituzioni, che hanno snaturato i singoli, trascinandoli nel caos avvertito da Elmas e Fabian, costretti ad inventarsi una vita da mediano che non gli appartiene. Per contenere il crollo, ci ha pensato Meret, reattivo e decisivo sul sinistro di Belotti, mentre il Napoli nell’area granata non ha mai avuto la forza di arrivarci seriamente. Ci ha provato con Zielinski, il più pericoloso. Non poteva riuscirci con Llorente, scongelato a undici mesi di distanza dalla sua ultima presenza, scelta assai prossima alla disperazione. Gli assenti hanno sempre ragione e stavolta i rimpianti per gli infortuni di Osimhen e Mertens si sono dilatati. Ma gli alibi rappresentano un rifugio gracile.