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rassegna

Corbo: “Nessuno come il Napoli. Spalletti e la società tendono alla perfezione”

Sara Ghezzi

L'editoriale di Antonio Corbo

Non esistono più parole per descrivere il cammino di questo Napoli sempre più bello e vincente. Anche il Sassuolo è caduto sotto i suo colpi un 4 a 0 netto che ha visto andare a segno Osimhen con una tripletta e Kvaratskhelia che ha regalato anche due assist. Luciano Spalletti ha costruito un'orchestra che suona una sinfonia perfetta. Una musica che sta facendo innamorare tutti anche Antonio Corbo che nel suo consueto editoriale de La Repubblicaha analizzato la vittoria di ieri.

Corbo: "Nessuno come il Napoli. Spalletti e la società tendono alla perfezione"

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"Nessuno come il Napoli. Vittorie, 10 su 12 gare. Punti, 32: media 2, 66. Gol, 30 segnati e 9 subìti, con più 21 di differenza, la più alta. Ma più che i numeri a intimidire le squadre che corrono per lo scudetto è il gioco. Un perfido congegno. Appanna gli splendori di quel Napoli da 91 punti che si arrese nella sua improvvisamente fragile bellezza solo ad una Juve ancora potente, ma già crepuscolare, nel discusso finale. Primavera 2018. La vittoria sul Sassuolo rivaluta persino quella più magra con la Roma: solo una scogliera frangiflutti disposta da Mourinho poteva arginare l’attuale Napoli.

Tende alla perfezione anche la società dopo aver curato una rivoluzione così energica ed una ricerca di formidabili talenti.

Siamo ai dettagli: Spalletti sempre più aderente all’immagine del filosofo pensoso che si dà, tiene la conferenza come se parlasse dalla luna. In studiata evidenza la minerale frizzante dello sponsor.

C’è chi le pensa anche di notte?

La fantastica giostra di numeri consegna il Napoli ad una volata da trionfo: il 12 novembre si chiude la prima metà del torneo, riprenderà il 4 gennaio con l’Inter a Milano. Martedì prossimo il Liverpool nell’ultima vera sfida di Champions, si può immaginare il Napoli che entra con il primato in pugno nell’Anfield, lo stadio che dal 1892 ospita le gare interne del Liverpool, memoria di uno squadrone che dominava l’Europa negli anni ’80 con i balzi circensi di Bruce David Grobbelaar, il genio lirico di Kenny Dalglish, l’elevazione di Ian Rush. Arriva lì come squadra da battere: è la dimensione di forza e prestigio del Napoli di oggi. Seguono sabato l’Atalanta a Bergamo, l’8 a Napoli l’Empoli, quindi l’Udinese il 12 novembre e arrivederci al 2023.

Osimhen e Kvara e Kim su tutti, Ndombele in crescita, in ombra Anguissa, Zielinski. Ma c’è tanto da raccontare. Fino alla vittoria emaciata di Roma si pensava a due Napoli. Uno con Osimhen, con il piccone che spacca anche la difesa più granitica. L’altro senza il bizzarro nigeriano biondo, che con gioco fluente si infilava ovunque e segnava tanto.

Bravo Spalletti, ieri ha felicemente riunito i due Napoli, come il 4-0 certifica. Osimhen con leve lunghe e sorprendenti con scatti da centometrista si intesta tre gol d’autore per la micidiale destrezza tra i difensori in spazi stretti, non più con lunghe sgroppate.

Kvaratskhelia non gli è da meno, una rete e due assist. Il georgiano di fantasia. Ma c’è tanto lavoro dietro una fusione.

Una faccia della medaglia è quella di Spalletti, l’altra riunisce in un magistrale lavoro collegiale tutto lo staff, da Franco Sinatti responsabile della preparazione a Raffaele Canonico, capo dei medici. Domanda finale: tutto superlativo, ma fino a quando?

Una preghiera richiama anni felici: prosegua così il Napoli, in pace e umiltà. Se ormai fa sognare i tifosi, per carità, non li svegli".