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Il Napoli non è andato oltre il pareggio contro il Milan: un punto a San Siro non fa mai male, ma gli azzurri erano alla ricerca di una vittoria che li avrebbe rimessi in piedi. Ora arriveranno le multe, poi ci sarà il Liverpool. L'edizione odierna del Corriere dello Sport ha voluto sottolineare un interessante punto di vista: alla società Napoli in questo momento manca l'apporto dei tifosi: negativo o positivo che sia.
Oggi la proprietà è una e non è perdente; oggi il rammarico non è la retrocessione, bensì l’addio al sogno scudetto. Oggi il rischio non è il fallimento, ma l’uscita dalla Champions. Oggi vola alto, il club. E allora, nonostante il refolo di fiducia regalato dal pari di Milano, dov’è che perde il Napoli del presente rispetto a quello di una ventina d’anni fa?
Perde nel tifo. Perde nella partecipazione della gente: quella dello stadio è quella già da tempo più lontana e sempre meno affezionata. Questo vuol dire che per diventare europeo, internazionale, globale, il Napoli ha venduto la propria anima al diavolo o chissà a che cosa?
Se così fosse, sì che sarebbe un altro fallimento. Per carità, nessuna nostalgia di cortei o piazze occupate. Perché mai? Però se per evitare il peggio in questa disastrosa faccenda da “uno contro tutti” e “tutti contro uno” - visto che nessuno sa o vuole farlo - si facesse urbanamente e produttivamente sentire la città del tifo (se c’è ancora, si capisce), beh, non sarebbe male. Anzi.
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