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(Photo by Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images)
Napoli-Lazio è più di un match. E lo è perché sulla panchina della celeste siede il più grande ex della storia recente degli azzurri. Maurizio Sarri non sarà mai, per il popolo partenopeo, un ex allenatore come gli altri. Troppo forte emotivamente la narrazione da Comandante di un triennio fantastico ed indimenticabile, una narrazione che lui stesso cavalcò, fieramente ed orgogliosamente. Troppo forte il suo addio, troppo forti le emozioni (negative) per il suo inaspettato passaggio al club più avversato di tutti, dopo un triennio in cui lo stesso mister non le aveva mandate a dire a nessuno, men che mai ai bianconeri.
E adesso il match di domani sera potrà porre fine alla nostalgia dei ricordi dei più malinconici, alla rabbia dei più "rancorosi", al vagheggiamento di una bellezza sportiva indimenticabile ed indimenticata, che però ha da lasciar posto ad un futuro che si preannuncia altrettanto bello, e magari anche vincente. Ne parla il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Proprio quando s’è avuta la sensazione che avessero portato via il Red Carpet e pure i figuranti, eccola la scena madre di questo Capolavoro che ora sta azzerando il tormento e persino quello strazio, c’è un altro Napoli, in qualcosa somiglia al predecessore, ha le radici toscane dei suoi Cicerone, il ritmo incessante del 4-3-3, analogie che però inducono ad accapigliarsi dinnanzi al dilemma esistenziale del calcio, ch’è un gioco e induce a giocare: qual è il migliore, questo o quello? (...) Si può stare con il Napoli di Sarri o con quello di Spalletti, senza apparire «democristiani» per convenzione, però la differenza poi è nei fatti, nella capacità di sgretolare un campionato, di prenderselo (per il momento) con diciotto punti di vantaggio, di dominare ovunque - all’Olimpico di Roma, a San Siro con il Milan, a Bergamo con l’Atalanta al Maradona con la Juve - imponendo una legge, quasi una dittatura tecnico, tattica e spettacolare".
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