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Spalletti e Allegri (Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)
Napoli-Juve è un coacervo di sfide nella sfide, di incontri nell'incontro. Il primo, quello tra Spalletti e Allegri, due allenatori, due toscani, che si stimano e si beccano come pochi. Sedici mesi fa la loro ultima discussione, poi il silenzio. Ma l'uno rispetta l'altro calcisticamente, forse anche un po' lo teme, come si temono i grandi. E' l'analisi di oggi del Corriere dello Sport.
Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Allegri per Spalletti è «il primo della classe» e Spalletti per Allegri «è il più bravo», pure se si sono rotte le comunicazioni, per una baruffa che prima o poi sapranno rimuovere a “Bordo campo” dinnanzi a un “Contrasto”, alzando i calici con dentro i vini de “La Rimessa” che l’attuale padrone del campionato userebbe pure per brindare ad altro, un giorno. Ma ora che il gioco si sta rifacendo duro, è chiaro che l’uno e l’altro si metteranno a definire le rispettive strategie d’una tensione che annuncia sei mesi per uomini forti, abituati a sfuggire alle fiamme di inferni (anche mediatici) domati con gli idranti della dialettica, piogge torrenziali di discorsi capaci di spegnere gl’incendi (...) Allegri ha trasformato se stesso in un self-made man, ha ampliato le proprie conoscenze, ha smesso di essere semplicemente allenatore ma s’è caricato addosso le responsabilità di un club come la Juventus, ha assorbito gli effetti devastanti di questo tempo e li ha adagiati su un otto volante nel quale c’è il buon senso di chi, essendo nato a Livorno, sa annusare l’aria e pure il maestrale. «Stiamo facendo un bel percorso, però bisogna alzare il livello delle prestazioni». Spalletti ha avuto il coraggio di affrontare le turbolenze più insospettabili del Napoli dell’era De Laurentiis, ereditato fuori dalla Champions e con l’unico obiettivo di «vendere in presenza di offerte vantaggiose e tagliare il monte-ingaggi» e poi lo ha plasmato a propria immagine e somiglianza, riempiendolo delle sue visioni da artista dei sogni che a Marassi ha preso la tensione e l’ha maciullata a muso duro. «Noi l’ansia non l’avvertiamo, semmai la faremo venire agli altri». Ma venerdì si entra in una dimensione nuova: c’è, in quei novanta minuti, una mezza verità, lo sa Spalletti e ne è consapevole Allegri, perché quel divario di sette punti tra il Napoli e la Juventus può trasformarsi in abisso o anche in dettaglio, può scatenare deliri o alimentare psicodrammi, può ribaltare gerarchie che parevano scolpite nel marmo o può rimettere in discussione il vissuto e pure l’orizzonte. C’è un sottile filo che lega i destini di Spalletti e Allegri, è probabilmente racchiuso in questo braccio di ferro a petto in fuori che fa di Napoli-Juve la madre di tutte le partite, e non è ancora scritto nelle stelle chi stavolta rischi di più: e quando la storia ti passa al fianco, pure un alito di vento può riscrivere il destino. Benedetti toscani!".
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