Quest’anno in Italia gli scontri sono cominciati prima. Alla vigilia di Juventus-Napoli ci provò Giuntoli a scaricare su Inter e Napoli il peso dell’essere favoriti, mascherando la Juventus da provinciale. Conte non si fece pregare. Rispose giocandosi subito la carta Totò: «’Cca nisciuno è fesso». E spiegò la gerarchia dello scudetto come se fosse una formula matematica: «La storia insegna che gli scudetti vengono vinti dalla storia, dal valore patrimoniale della rosa e dal monte ingaggi. Qualcuno ha voluto la bicicletta e ora deve pedalare forte». Proprio come il suo Napoli che dopo la scoppola all’esordio a Verona, ne ha vinte sette su otto. È in testa alla classifica ma lui non fa che ripetere che prima o poi verranno tempi difficili. E non c’è conferenza in cui non ricordi che il Napoli ha cambiato mezza squadra. Che è un progetto a lungo termine. Quasi come se la parola scudetto fosse un oggetto misterioso. È una sorta di gioco del fazzoletto. Si gioca d’attesa. Un tempo alla Juventus nascondersi, autodepennarsi dai favoriti, sarebbe stato considerato un’offesa per la proprietà e per i tifosi. Altri tempi. Alla vigilia di Inter-Juventus, succede che Thiago Motta va in conferenza e dichiara serenamente che «l'Inter è la favorita per lo scudetto e noi affronteremo questa partita come sempre al massimo». Per la serie: se cercate i favoriti, coloro i quali hanno l’obbligo di scendere in campo per vincere, rivolgetevi altrove. Magari dalle parti di Appiano Gentile. Simone Inzaghi non si fa pregare: «Inter favorita per lo scudetto? Sarà un campionato aperto, molto più equilibrato degli ultimi due. Tante squadre hanno investito tantissimo per colmare il gap». Tante squadre. Che poi sono due. Ci sono i duecento milioni spesi dalla Juventus. E i centocinquanta investiti dal Napoli di De Laurentiis.
È come se fossimo in una volta a tre lanciata da lontano. Da lontanissimo. Devi essere preparato a tutto. Le frecciate sono di tanti tipi, non solo tecniche. Antonio Conte è un allenatore che non parla mai per caso. Quando meno te l’aspetti, ti colpisce. Quando gli hanno chiesto del centro sportivo a Napoli, subito ne ha approfittato: «Ho lavorato in Inghilterra, so l’importanza che riveste un centro sportivo, far respirare a tutti la stessa area, la stessa mentalità. Ricordo all’Inter, quando sono arrivato Appiano Gentile era un disastro. Abbiamo lavorato tanto, oggi è un fiore all’occhiello». Come a dire, questa Inter l’ho costruita io. E siamo appena alla nona giornata. Alla dodicesima ci sarà Inter-Napoli. Preparate i pop-corn. E mettetevi comodi".
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