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Il Napoli in Europa si esprime a suoi massimi livelli, offrendo un calcio a metà tra il visionario e l'onirico
Che poi non lo sai mica se è tutto vero per davvero oppure no. Ma, se ci si ferma a pensarci, il dubbio che possa trattarsi di realtà si concretizza, perché, signori, ma chi l'avrebbe anche solo immaginato un Napoli così? Un Napoli che scende in campo nella massima competizione europea completamente stravolto nei suoi undici iniziali, senza perdere mai identità, pallone, campo. Così il Corriere dello Sport: "Da quel meccanismo fantascientifico degli undici successi, Spalletti sottrae Kvaratskhelia, Juan Jesus, Lozano, Olivera, Osimhen, Zielinski e per gustarsi la dodicesima - e prendersi il primato delle vittorie consecutive del club - riesce a restar se stesso con una squadra che sembra abbia tutto conservato in un hard disk. C’è una produzione surreale d’occasioni in quel football sexy che turba, che lascia declamare, alla fine della quinta vittoria in Champions, i numeri da brividi - senza enfasi - di chi ne ha fatti quattro al Liverpool, tre a Ibrox, sei all’Ajax nel tempio dedicato a Cruijff, altri quattro agli olandesi nella sacralità del Maradona e poi tre, di nuovo ai Rangers, però con prudenza perché sabato pomeriggio ci sarà il Sassuolo e martedì, ad Anfield, in un’ora e mezza da pelle d'oca non andrà afferrato soltanto e semplicemente il primo posto ma anche (possibilmente) la gloria. Nell’era glaciale degli algoritmi questo non è calcio, è una carezza sull’anima: lo spiega l’estasi di quella folla dinnanzi agli Extra Terrestri. Chiedetegli se sono felici".
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