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rassegna

Il Napoli di De Laurentiis, 18 anni in crescita dalle scartoffie alla Champions

Emanuela Castelli

18 anni di nascita e rinascita, di cicli e rifondazione

Il Corriere dello Sport analizza il lungo percorso di De Laurentiis a Napoli

De Laurentiis al Napoli: 18 anni di successi. E ora gli azzurri sono pronti al salto di qualità: dal fallimento alla Champions League

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Quando De Laurentiis prese il Napoli ridotto a scartoffie, davvero mancava tutto: il refrain del "Non avevate nemmeno i palloni", oggi diventato un antipatico mantra del Presidente spesso in rotta con parte della tifoseria per una comunicazione non sempre dolce ed efficace, poggia su basi vere, concrete. Così il quotidiano sportivo: "Mancavano i palloni e pure le magliette: perché certe imprese nascono dal basso, dal sottoscala, e ci vuole tempo per provare a realizzarle, sentendo il venticello caldo della storia che t’accarezza. Quando il Napoli Soccer di Aurelio De Laurentiis prese le scartoffie e uscì dalla Fallimentare, c’era la sensazione d’essere finiti in una città senza calcio e senza tempo: e adesso che - ancora e di nuovo - c’è un sogno che sfila in quella bolla anche un po’ magica, la realtà pare possa accompagnare la fantasia.Da Paestum in su, l’estate rovinosa del 2004, è stato un gran bel viaggiare - le Coppe Italia (tre), la Supercoppa di Doha, gli scudetti intravisti e spariti per dettagli, per sfortuna, per superiorità altrui o per fantasmi che ancora s’aggirano negli alberghi - ma in diciotto anni, lo dice pure la legge, ormai c’è la maturità per starsene dentro a questa fiaba e godersela con il ragionevole distacco che Luciano Spalletti sistema come frontiera. «Siamo contenti di ciò che stiamo realizzando ma sappiamo anche che molto resta da fare: noi inseguiamo vittorie per regalare gioia ai nostri tifosi ma rimanendo con i piedi per terra»". Dalla polvere della C alla ribalta della Champions, un percorso lungo, lunghissimo, costellato di meno vittorie rispetto a quanto il Napoli abbia fatto vedere in campo. Reja e Marino, poi Mazzarri che si qualifica in Champions, la conquista della Coppa Italia. Poi Benitez e Bigon con quel mercato pirotecnico di cui il Napoli ha vissuto per anni, poi Sarri e Giuntoli e il sogno che veste l'abito della Grande Bellezza per poi svanire come neve al sole in un albergo a Firenze. La delusione Ancelotti, la Coppa Italia con Gattuso e infine Spalletti e la rifondazione. 

"Il Napoli ha messo le sue tende in Europa nel 2010, Spalletti gli ha restituito il luccichio del danaro che la Champions League fa piovere con un terzo posto, prima che venisse rescisso il cordone ombelicale con leader, simboli e bandiere e che la rivoluzione chiudesse le crepe umorali e fornisse un’altra esistenza: primo in campionato, primo anche in Champions, con Kvara e Kim, con Raspadori e il Cholito, con Anguissa e con Lobotka. Sembra un film: che trascina nell’ignoto ma che sa di favola".