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Il Napoli apre ai tifosi nonostante il momento difficile della squadra: fischi e cori contro società e squadra. Il Mattino ha evidenziato nel dettaglio quanto è accaduto.
Quello di 4 anni e mezzo fa con Rafa Benitez in panchina, il giorno di allenamenti a porte aperte al San Paolo fu una festa. Migliaia di persone sugli spalti, bambini, famiglie, tutti insieme per spingere la squadra e vedere da vicino i propri beniamini in un contesto diverso da quello consueto dalla partita.
A distanza di quasi cinque anni (era il 2 gennaio 2015), però, la musica sembra essere drasticamente cambiata. Un pomeriggio che doveva essere di festa, si trasforma nell'occasione migliore per mettere alla gogna i calciatori azzurri e fischiare i promotori dell'ammutinamento di martedì sera dopo la gara con il Salisburgo. A perdere sono un po' tutti: dai giocatori che vivono in un clima surreale questo allenamento a porte aperte (seppur solo agli abbonati). Ai tifosi che hanno pensato bene di aderire all'iniziativa in non più di 300 unità. Alla società che forse, visto il momento, avrebbe potuto rimandare questo appuntamento già programmato da tempo.
Doveva essere di festa, si è trasformato in un'esibizione in stile circo con gli azzurri messi alla gogna dei (pochissimi) arrivati al San Paolo.
Su un solo argomento sono tutti d'accordo: Lorenzo Insigne è il capro espiatorio. Ogni qual volta il capitano tocca il pallone, i fischi partono puntuali. Il capitano finge di nulla e prosegue l'allenamento senza degnare di un solo sguardo i tifosi (che tra i bersagli prediletti hanno anche Allan e Callejon).
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