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Il Napoli di Aurelio De Laurentiis è diventato grande da solo (con la Champions), l’ha fatto inseguendo in quindici anni se stesso, il suo Progetto ambizioso e la tendenza ad uscire dai luoghi comuni. Come riportato dal Corriere dello Sport, introducendo le proprie regole economiche e finanziarie. Ora che poi quella fase di crescita s’è ramificata.
La Champions è la risorsa indispensabile per continuare a vivere a certi livelli. Provando quindi ancora a evolversi. Attraverso le idee ma anche quel flusso di danaro che assicura investimenti. Il Napoli del 2011, quello che per la prima volta si è accomodato al tavolo delle star, doveva «fronteggiare» un monte-ingaggi da quarantacinque milioni di euro: poi sono arrivati i top player, i contratti hanno avuto la necessità di adeguamenti. La domanda s’è fatta incalzante. Adesso in dodici mesi, il «lordo», si aggira intorno ai centodieci milioni di euro. E’ un salto in alto sostanzioso, che va finanziato...
C’è un bilancio sano. Risorse che consentiranno di programmare secondo le proprie disponibilità, calciatori che potenzialmente rappresentano una fortuna: ma il caveau d’una società si arricchisce grazie alla Champions, che elargisce quindici milioni e duecentocinquantamila euro. Tutto ciò sin dalla conquista della fase a giorni e che poi consente attraverso il rendimento di assicurarsi altro: due milioni e settecentomila euro per la vittoria, "appena" novecentomila euro per il pareggio.
Il secondo posto della passata stagione assicura già sette milioni e mezzo. Al resto provvederà il destino in Champions. Il passaggio agli ottavi, le eventuali qualificazioni successive e proiezioni che alla fine consentirebbero di ritrovarsi con una cinquantina di milioni di euro in più da poter gestire. Altro che le grandi orecchie: la Champions è un capitale (e non solo umano).
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