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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Il penalista napoletano Claudio Botti ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere del Mezzogiorno soffermandosi sul caso Osimhen e l'inchiesta plusvalenze.
"La riapertura del processo sulla Juventus è avvenuta perché c’erano ulteriori elementi non conosciuti prima e sono arrivati dalla procura di Torino e dall’indagine Prisma. Ci sono state intercettazioni telefoniche, confessioni, che hanno evidenziato la gestione del bilancio con un certo sistema, in violazione del principio di lealtà sportiva: ecco perché non sono state coinvolte anche altre squadre. La lettura delle motivazioni della sentenza della Corte Federale d’Appello ci fornirà ulteriori elementi. La riapertura delle indagini della Procura di Napoli sul caso Osimhen? Accade in tutti i procedimenti penali. È talmente ristretto il periodo per indagare che tutti i pm utilizzano la proroga. Approfondire non significa che siano emersi fatti gravi: è una costante. Giova ribadirlo che la plusvalenza in sé non costituisce reato: non è accertabile il valore di un calciatore che è opinabile. Per il Napoli, che non è una società quotata in borsa, ci sarebbe un’ammenda per un’unica operazione nel caso di condanna sportiva. Non mi risulta, però, che nel procedimento di Napoli ci siano al momento intercettazioni ed elementi nuovi tali da indurre la riapertura del processo sportivo dopo l’assoluzione".
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