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(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
L'edizione odierna del Corriere dello Sport commenta la vittoria del Napoli a San Siro contro il Milan.
Contro il Milan è la vittoria di Spalletti e insieme la prova di quanto sia cresciuto il Napoli nelle sue mani. La squadra che sbanca San Siro risolve l’interrogativo, sollevato dagli infortuni, su chi siano gli azzurri titolari. Non c’è più un Napoli uno e un Napoli due. Poiché Elmas sta a Insigne come Lozano a Politano, come Lobotka a Fabian Ruiz, Juan Jesus a Rrahmani, e Rrahmani a Koulibaly. Tutti stanno a tutti, ciascuno interpreta il ruolo con la stessa umiltà, concentrazione e maturità tattica. Qualità che fanno sfumare le differenze tecniche e atletiche dei singoli. È il risultato di un lavoro enorme.
Il Napoli si è fatto più furbo. Ha imparato a fare i cosiddetti falli semitattici, quelli che servono per spezzare l’azione ogni volta che si perde palla, senza beccare l’ammonizione. Con un arbitro che lascia giocare, come Massa, la mossa vale a negare ai rossoneri qualunque chance di contropiede. L’uscita di Petagna costa al Napoli il forcing che il tecnico azzurro avrebbe voluto scongiurare, ma che a San Siro negli ultimi minuti è quasi inevitabile. Il gol annullato per fuorigioco ne è la conseguenza, ma l’irregolarità dell’azione è chiara a chiunque conosca le regole del calcio, tranne ai commentatori di Dazn. La posizione di Giroud è chiaramente attiva, poiché con le gambe l’attaccante del Milan cinge da destra e da sinistra Juan Jesus che respinge la palla prima che questa giunga a Kessie per il colpo finale. l risultato della partitissima è fedele al diverso grado di maturità delle due squadre. Il Napoli è l’anti-Inter per come ha gestito sul piano del gioco un’inaudita catena di infortuni. Il titolo di campione d’inverno, che la vittoria di Spalletti regala a Inzaghi, suona come un sinistro avvertimento al tecnico nerazzurro. I giochi sono ancora tutti da fare.
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