Il presidente dell'Inter, Marotta, teme davvero il Napoli per la corsa scudetto, e lo teme per due motivi concreti. Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:
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Marotta, il presidente nerazzurro teme davvero il Napoli: i due motivi dietro le sue parole
"Pericolo pubblico numero uno. Al di là del naturale gioco delle parti e delle conseguenti schermaglie dialettiche, la verità è che l’Inter teme innanzitutto il Napoli nella lotta scudetto. Insomma, dietro le parole pronunciate l’altra sera da Marotta esiste anche più di un fondo di verità. Peraltro, non c’è solo la classifica a dare sostanza al «Napoli favorito» affermato dal presidente nerazzurro. Il calendario è senz’altro uno dei fattori. Perché da una parte c’è una squadra che deve correre su quattro fronti (considerando anche il Mondiale per club della prossima estate), mentre dall’altra ce n’è una che può concentrarsi sul campionato, conservando come unica distrazione la Coppa Italia. Il vantaggio sarà ancora più evidente a inizio 2025, tra Supercoppa, recupero del match con la Fiorentina e la variabile spareggio Champions. Tutto prima di Napoli-Inter, in programma il 2 marzo: scontro diretto che potrebbe dire parecchio in chiave tricolore. L’altro elemento che genera preoccupazioni in casa interista è proprio Conte. Marotta lo conosce bene. Hanno lavorato insieme alla Juventus. E poi è stato lui a chiamarlo in nerazzurro, con l’obiettivo appunto di tornare a vincere. L’obiettivo è stato centrato, e subito dopo si è consumato l’addio. Quanto abbia inciso il tecnico leccese per avviare un nuovo ciclo vincente interista (poi reso ancora più trionfale da Inzaghi) lo sanno bene sia dalle parti della Pinetina sia da quelle di viale Liberazione. Tanto che nessuno è rimasto sorpreso dal modo in cui sta incidendo al Napoli. E molti ricordano anche come, nell’anno dello scudetto, l’Inter abbia preso definitivamente il volo nel momento in cui non solo è uscita dalla Champions, ma ha mancato anche la “retrocessione” in Europa League. Insomma, le stesse condizioni in cui si trovano ora i partenopei...".
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