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Marotta teso, ecco perché le parole di Conte non l’hanno lasciato indifferente: il retroscena

marotta conte
C'entra il loro passato
Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Beppe Marotta, quando provocato, sorride, fa spallucce, preferisce non rispondere in modo piccato. Con tutti, eccetto che con Antonio Conte. Il motivo? Ce lo spiega oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:

"È come se Conte avesse il potere di esercitare una sottile forma di pressione su Marotta. Sono quegli insondabili meccanismi psicologici. Probabilmente riconducibili ai loro incroci professionali. Non dimentichiamo che Marotta, quando arrivò alla Juventus, portò dalla Sampdoria Delneri. Che si rivelò un flop alla Maifredi. Fu con l’arrivo di Conte che nacque il nuovo corso bianconero e cominciò la carriera vincente di colui il quale oggi è per distacco il numero uno dei dirigenti del calcio italiano. Allora, però, parliamo del triennio 2011-2014, Marotta non era l’autorevole figura che conosciamo oggi. E quando andò via dalla Juventus per sposare l’Inter, fu a Conte che si rivolse per strapparsi di dosso l’etichetta di colui il quale lontano da Casa Agnelli non sa più vincere. Pur di avere il suo allenatore preferito, licenziò un certo Luciano Spalletti. Scelta che anni dopo spiegò così: «La cultura che c’era, non era vincente e ho sacrificato un allenatore come lui per arrivare a Conte che conoscevo bene e che ci ha portato a vincere lo scudetto al secondo anno». Il biennio all’Inter fu movimentato. Non furono poche le occasioni in cui Conte strappò pubblicamente con il club. Con le consuete dichiarazioni forti: una specialità della casa. Marotta incassò sempre. Non andò mai allo scontro. Mai. Non si ricordano parole risentite nemmeno dopo lo strappo e l’addio del tecnico salentino. È proprio senza Conte che è ulteriormente cresciuta la statura di Marotta. Ha dimostrato l’invidiabile capacità di saper navigare nelle agitate acque finanziarie del club e raggiungere la finale di Champions e lo scudetto. Oggi, almeno apparentemente, i rapporti di forza tra i due sono molto diversi rispetto al triennio 2011-2014. Eppure qualcosa è rimasto. Antonio, per Beppe, non è una persona come le altre. È uno dei pochissimi in grado di toccare nervi scoperti di cui altri nemmeno conoscono l’esistenza".