Prego.
«Pelé e Maradona sono esempi di ragazzini cresciuti in povertà e che sono riusciti ad emergere. Diego l’ho conosciuto bene, ho avuto modo di apprezzarlo nelle cose semplici. Un adolescente che a un certo punto riesce ad essere consapevole delle proprie capacità e si sente in debito con gli altri per il suo talento. Considerava le sue capacità una illuminazione divina. Era sempre portato, nelle sue relazioni, a privilegiare le classi disagiate. Si faceva voler bene dai poveri, dai disperati. Se mangiavamo al ristorante, lo vedevo andare in cucina per dare soldi ai lavapiatti. Anche lo sguardo di Pelé era lo sguardo di riconoscenza per un dono avuto».
Coinvolgiamo anche il Bennato tifoso, oltre che il Bennato sociologo: oggi chi le piace?
«In questo momento mi è davvero molto simpatico Kean, mi piace in modo viscerale. Tifo per lui, oltre che per il Napoli ovviamente. Mi piace come si muove in campo e lo stimo perché è un ragazzo a posto, fortissimo. E vi dico una cosa, visto che ho seguito alcune sue interviste: lo stimo anche perché... usa ancora l’avverbio “comunque”. Un avverbio che è indice di umiltà e che infatti non si usa più: oggi si usa “detto questo”, che è autoreferenziale, arrogante, presuntuoso... Diffidate di chi dice “detto questo”!».
Altri che la colpiscono?
«Beh, Dimarco. È il motore dell’Inter, il pilastro su cui poggia tutta la squadra. Ha il piede fatato: dalla fascia butta costantemente la palla dove vuole, dove decide. In questo momento non c’è l’Inter, c’è Dimarco. In classi- fi ca vedo il Napoli, vedo il Milan, vedo la Juve... e vedo Dimarco».
E chi le piace del suo Napoli?
«La lista è lunga: apprezzo Lobotka, che è fortissimo. Così come apprezzo Politano. E McTominay: peccato abbia preso un palo contro l’Atalanta! Un gol avrebbe cambiato le sorti di quella partita disgraziata...».
Conte l’ha già incrociato?
«Ancora no, invece con Spalletti c’è un dialogo costante e molto spesso siamo insieme. Luciano è fortissimo a tutti i livelli: mi fa piacere stare con lui perché ha il senso dell’ironia. Mi ha portato in giro a mangiare, sono stato a casa sua alla bellissima festa che fa in onore e ricordo del fratello Marcello. In sua compagnia si sta davvero bene. Per scherzare si è messo pure a cantare: mica si tira indietro. E come allenatore è eccezionale. Luciano è anche uno psicologo. Riesce a capire umanamente i suoi giocatori e da ciascuno tira fuori la parte migliore. Per certi versi anche Conte è così: fa in modo che ogni atleta dia il meglio, lo rassicura e lo sprona».
Conte sì che canterebbe volentieri con lei, è appassionato di karaoke.
«Avevo invitato tutti gli azzurri al mio concerto all’Arena Flegrea, ma dovevano partire per una trasferta e non sono riusciti a venire. Sarebbe stato un momento importante perché il mio concerto dà energia e potrebbe generare carica. La musica è questo: uno scambio di propositività ed emo zioni tra chi la fa e chi la ascolta».
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