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rassegna

Maradona Jr.: “Barcellona-Napoli è la partita di papà, scelse la città che lo amava”

Domenico D'Ausilio

Diego Maradona Junior ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport, alla vigilia di Barcellona-Napoli

Casa è dov’è il cuore, cantava Elvis. E Diego Maradona, il suo, l’ha lasciato in Italia. A Barcellona ha conosciuto l’Europa e l’Europa ne ha apprezzato il talento. In Spagna ha vinto tre trofei ma è rimasto un “sudaca”, un argentino disprezzato. "Mio padre aveva scelto Napoli per questo, voleva essere amato e coccolato", garantisce Diego Maradona Junior, il figlio ritrovato, che ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport, alla vigilia del match contro il Barcellona.

Maradona Jr. su Barcellona-Napoli e papà Diego

Verrebbe subito da fare il paragone con Messi, che invece ha optato per il Psg.

"Sono storie diverse, in epoche lontane. Leo è dovuto andar via per i problemi societari, papà invece voleva il Napoli. Per giunta i rapporti con la società non erano buoni quando lasciò Barcellona".

È facile immaginare per chi avrebbe tifato?

"Esattamente. Sarebbe stata senz’altro la sua partita per quello che ha dato ad entrambe le squadre, ma anche perciò che ho visto due anni fa non ho dubbi che avrebbe sperato in una vittoria del Napoli".

La storia del club si divide sempre tra prima e dopo l’arrivo di Maradona. Crede che un discorso simile si possa fare anche per la vita di suo padre?

"Ne sono certo. Non si è creato soltanto un legame, per quanto forte sia stato: a Napoli ha trascorso gli anni migliori. Lo hanno segnato in un modo unico, ciò che ha fatto ha avuto un effetto tangibile anche nelle vite di tante persone".

Le sarebbe piaciuto viverlo a Napoli dopo il riavvicinamento?

"Col senno di poi è facile rispondere di sì. Per me sarebbe dovuto rimanere a Dubai, era un momento della sua vita in cui gli serviva la tranquillità e lì ce l’aveva".

Il ritorno si giocherà allo stadio Maradona. Che effetto le fa?

"È una sensazione meravigliosa, non solo per me: i miei figli – il primo si chiama proprio Diego – un giorno potranno dire che è intitolato al nonno, che se l’è meritato. Si avverte tutto diversamente con questo nome, si percepisce un’aura nuova".

Restando nel mistico in tanti lo stanno invocando, come se dovesse vegliare in modo divino sulla squadra.

"Chi se non lui poteva riuscire in una cosa del genere. In alcuni momenti sembrava aver convinto la gente di avere una componente trascendente. Chiaramente era umano, ma aveva davvero qualcosa di speciale".

C’è una cosa che non gli ha detto?

"No, non potevo permettermi di perdere altro tempo. Abbiamo subito costruito un rapporto sincero e per questo mi ritengo molto fortunato. Non ho rimpianti".