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Lukaku e il peso della storia, l’ombra degli attaccanti del passato su Big Rom

napoli lukaku
Il belga non riesce ancora ad essere determinate per il Napoli
Sara Ghezzi

Romelu Lukaku è arrivato in estate con il compito di sostituire Osimhen. Ma la trattativa per il belga è stata lunga con il giocatore che non ha potuto fare la preparazione con la squadra. Un ritardo fisico che non lo sta facendo brillare ancora con la maglia del Napoli e lo sta facendo vivere all'ombra dei giganti della storia del club azzurro, come sottolinea l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.

Lukaku e il peso della storia, l'ombra degli attaccanti del passato su Big Rom

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"C'è un cono di luce che illumina il passato e poi ce n’è uno d’ombra che finisce per inghiottire Lukaku. C’è un calcio assai romantico che lusinga i ricordi e, al fianco, ci sono le emozioni d’un tempo che brillano. Ci sono uomini che hanno segnato un’epoca, riempiendola di capolavori che restano: e in quell’album, tra foto che non ingialliranno mai, Romelu Lukaku s’accosta rispettosamente, facendosi scortare dal proprio vissuto (390 reti tra club e nazionale) che resta una garanzia per sfilare via leggero tra le stelle che si scorgono. C’è stato un Napoli, per un decennio e anche di più, che s’è goduto la vita, affrontandola frontalmente, cavalcandola con fierezza: e per non negarsi niente, in quelle notti e in quei giorni di sciantosa follia, s’è pure regalato quattro “scugnizzi” con le fattezze degli eroi. Edinson Cavani è stato il primo a disegnare arcobaleni, 104 reti, 29 tutti assieme nella stagione 2012-2013, quella dell’addio, capocannoniere e leader emozionale d’una città che il Matador se lo coccola pure adesso. L’eredità, per dire, toccò a Gonzalo Higuain, una lucidissima “pazzia” consentita dai 64 milioni di euro lasciati sul comodino da Cavani: e prima di diventare core ‘ngrato e tutto ciò che sia possibile immaginare abbiano detto a chi nelle tenebre se ne andò via, scegliendo “persino” la Juventus, sfilò 36 gol - 3 dei quali all’ultima, con il Frosinone, con dentro una rovesciata - materia per la storia. La vita di Dries Mertens ha analogie con l’esistenza attuale di Lukaku, perché il re dei re di Napoli per un bel po’ ha dovuto accomodarsi in panchina come vice-Insigne e il 26 ottobre del 2016, non avendo più centravanti per una serie di accadimenti, quando Sarri s’inventò un “Ciro” nel cuore dell’area, ipotizzarne l’esplosione a quei livelli poteva semplicemente essere un azzardo: Mertens è capocannoniere del Napoli (148 gol, nessuno come lui), non è riuscito a prendersi il trono che Cavani e Higuain colsero senza indugi, però idealmente ha spolverato la strada a Victor Osimhen, che, incontentabile, con lo scudetto del 2023 s’è regalato pure il trono dei bomber. ò I confronti si fanno partendo dall’inizio, riassumendo l’iter d’ognuno dentro i sedici metri: Cavani ne fece otto in dieci giornate di campionato; Higuain, un “mostro” del ruolo, stentò un po’ - cinque gol nelle prime dieci - ma poi avrebbe disegnato calcio. Mertens, nel 2013, era un esterno, ebbe bisogno di essere reinventato da prima punta. E Osimhen, che ha dipinto il cielo tricolore, ne segnò appena due in questo spazio definito".