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(Getty Images)
Kvaratskhelia a Napoli ha conquistato tutti, ma proprio tutti, fin da Dimaro. Non passarono inosservate, lassù, tra le montagne, le sue veroniche, i suoi dribbling, la sua fame. quella fame che colpì subito, al primo istante. Ci teneva parecchio fin da allora, a segnare. Come se si trattasse di partite della vita, e non di allenamenti estivi in una splendida cornice d'un verde brillante. Quell'atteggiamento lì non poteva passare inosservato, no. Ed infatti dagli spalti si sollevarono i primi applausi. Poi i secondi. Poi le standing ovation.
Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Quando Khvicha Kvaratskhelia atterrò a Castel Volturno, nel mistero più fitto per una scelta coraggiosa e insolita, gli assegnarono - ovviamente - la corsia di sinistra: lo fecero per consentirgli di sprigionare il suo tiraggiro in georgiano; forse pure per colmare quel vuoto lasciato dall’addio di una bandiera, che era pure il capitano; quasi sicuramente, avendo consapevolezza di una fantasia estrema, per soffocare immediatamente un rimpianto che non si è avvertito, perché alla seconda giornata, dopo l’ouverture con Verona e Monza, si era già piombati nella Kvaramania, una dimensione favolistica che ha finito per rapire. Con dieci milioni di euro, nel calcio mondiale, si possono ancora fare molte cose, come per esempio scovare un fuoriclasse 3.0, un genietto che ha impiegato un attimo per conquistare Napoli, per scatenare intorno a sé la curiosità più morbosa dell’universo mediatico, che ora sistema sotto la lente d’ingrandimento quel capolavoro estivo di Cristiano Giuntoli e l’eleva - come ha fatto pure The Guardian - in uno dei «più grandi affari della storia recente». E (probabilmente) anche di quella più remota".
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