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rassegna

Kvaratskhelia eroe della Georgia, la giornalista georgiana spiega perché

Emanuela Castelli

La rinascita passa da un pallone

Khvicha Kvaratskhelia, è lui il crack dell'estate scorsa. Mentre ci si affannava dietro nomi altisonanti e molti accarezzavano il sogno Dybala, all'ombra del Vesuvio approdava il georgiano sconosciuto, tra l'incredulità e la perplessità generali. Ma è bastato un dribbling in allenamento in quel di Dimaro, una serpentina delle sue, per dimenticare il passato, per buttarselo alle spalle e archiviare i nomi sognati fino ad un attimo prima. Perché il presente sembrava offrire molto di più.

Kvaratskhelia, perché è divenuto eroe in Patria?

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In migliaia vengono al Maradona dalla Georgia per seguire Khvicha. Eroe dei due mondi, di quello noto, dell'Europa che crede di contare e che con tracotanza famelica inghiotte tutto, e della Georgia, dimenticata, snobbata calcisticamente. La giornalista georgiana Nina Mamukadze spiega sulle colonne del Corriere dello Sport perché Khvicha sia così importante per i suoi connazionali, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Una nazione, un paese così piccolo ma importante per la sua storia e cultura millenaria, che per diversi decenni è stato sottomesso da una dittatura prima dello zar della Russia, dopo dall’Unione sovietica, comunisti e recentemente dalla Russia di Putin, aveva bisogno di un eroe, il quale avrebbe rotto il ghiaccio e avrebbe fatto girare lo sguardo e l’attenzione verso la Georgia, verso i giovani calciatori georgiani e verso la storia calcistica della Georgia, perché abbiamo tanto da dire e raccontare. Se la Georgia fosse stata indipendente anche allora, negli anni 60-70-80, alcune leggende del calcio georgiano come Boris Paitchadze, Micheil Meskhi, Slava Metreveli, Davit Kifiani, Vladimer Gutsaevi, Vitali Daraselia e altri, avrebbero oltrepassato i confini del paese, ma eravamo schiacciati da Mosca. Ai tempi dell’Urss le squadre georgiane, soprattutto la Dinamo Tbilisi, era una voce fuori dal coro. La Dinamo Tbilisi rappresentava l’identità del popolo georgiano. Ma sono stati costretti a rimanere all’ombra. Più avanti, abbiamo avuto dei calciatori importanti come Giorgi Kinkladze, Shota Arveladze, Kakha Kaladze ecc ecc, ma il calcio, come istituzione, come ho spiegato sopra, per via della clausura sovietica, era rimasto troppo indietro, e non è più riuscito a seguire il passo dei campionati mondiali e europei. Kvicha - appositamente o incoscientemente - potrebbe diventare e penso che sia già diventato il rompighiaccio di questa situazione. In tanti in lui vedono l’ambasciatore di rapida azione, la salvezza del calcio georgiano e la possibilità di ridare l’attenzione meritevole al paese del vello d’oro e del prometeo, al paese del primo europeo homo georgicus, al paese con tre scritture millenarie, alla patria di viticultura e vinificazione di 8000 anni, al piccolo paradiso sulla terra, al paese con delle potenzialità straordinarie".