Una vera Epifania nel cielo di Napoli che «non poteva essere taciuta». Si tratta di un vero e proprio reportage poetico sull'impatto non del tutto indifferente di un calciatore che si è presentato al popolo napoletano dicendo di chiamarlo «Kvaradona», non esattamente il più banale dei soprannomi. Quelli, infatti, non si sono sprecati: Kvaravaggio, Che Kvara, e chi più ne ha più ne metta. «Un proverbio georgiano recita: "Sono i tempi che regnano, non i re". Non sappiamo ancora se Kvara diventerà mai un re del calcio, ma questo è il suo tempo, ed è giusto e bello raccontarlo»".
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