Juan Jesus è uno dei simboli della rinascita del Napoli sotto la guida di Antonio Conte. Il difensore brasiliano, un anno fa di questi tempi doveva difendersi da critiche crudeli sui social, oggi è protagonista di questo sogno sostituendo ottimamente Alessandro Buongiorno. L'edizione odierna de Il Mattino dedica un approfondimento al difensore brasiliano. A seguire un estratto dell'articolo.
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rassegna
Juan Jesus, simbolo di rinascita: dalle critiche alla fiducia di Conte. Quale futuro?
Juan Jesus, simbolo della nuova vita del Napoli
—"Cerca di muoversi come vorrebbe sempre, con passo di velluto: non ha bisogno di prendersi cura di rivincite, sapeva che non era da buttar via. Ma per troppo tempo lo sapeva solo lui. Juan Jesus si è ripreso il Napoli e anche l'amore dei tifosi: con la Roma sarà la sua ultima volta da titolare perché ormai Buongiorno è pronto a tornare al centro della difesa azzurra e già all'Olimpico gli insidia il posto. Chissà che ne sarà del brasiliano che ormai è in scadenza, che si avvicina ai 34 anni ea cui nessuno ha ancora offerto un rinnovo di contratto. Eppure, in questo mese e mezzo senza mister 40 milioni ha fatto in pieno il suo dovere. Anche di più. Forse, il simbolo della rinascita del Napoli, lui che era uno dei simboli delle macerie del finale della passata stagione".
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Un anno fa le critiche, oggi la rinascita
—Il quotidiano sottolinea che un anno fa di questi tempi il difensore dovette limitare i commenti sui social per la violenza e la cattiveria dopo un errore:
"Un anno fa, di questi tempi, dovette cancellarsi dai social, dopo l'errore che consentì al Cagliari di pareggiare al 92'. È rimasto bruciato da quei giorni di tormento, tant'è che ancora oggi non è possibile commentare le sue foto. Ma che lui pubblica continuamente, sempre con la maglia azzurra e un cuore. Perché i tifosi hanno sempre bisogno di un capro espiatorio e in quei momenti - neri - il brasiliano è stato uno dei Malaussene degli azzurri. Ma non era tutta colpa sua. Pure la faccenda Acerbi non lo ha aiutato, dopo che la Procura non ha ritenuto il suo racconto sufficiente a far squalificare il difensore nerazzurro. Hanno provato a scaricarlo in ogni modo, ma alla fine è rimasto. E Conte lo ha fatto rinascere. E da resuscitato ha dimostrato che non era uno scarto. Anzi, è un vero difensore. Sei vittorie su sei con lui in campo. E non solo: appena 4 gol incassati con la linea guidata dal brasiliano e Rrhamani. In fondo, se lo meritava. L'inferno in cui era caduto nella scorsa stagione rischiava di consegnare alla memoria un difensore non all'altezza del Napoli, sempre soggetto a una serie infinita di alti e bassi alle spalle. Ma non è così. Almeno quest'anno: sei partite e sei prove senza chissà quali disattenzioni".
L'anno orribile che sembrava peggiorare con il pedinamento, ma poi ci ha pensato Conte
—"Lo seguirono nel cuore della notte per scassinargli l'auto, lo scorso autunno. Disse: «Purtroppo in una città così bella non mi sentirò mai più al sicuro». Un episodio simbolo del suo anno horribilis. E invece poi è arrivato il momento in cui ha dimostrato il suo valore. «A me importa solo il parere del mio allenatore e della società», ha detto risentito. Doveva essere il quarto difensore della gerarchia, invece il flop di Marin lo ha fatto piombare in alto. Come un anno fa: doveva essere la riserva di Natan che tutti avevano capito dopo i primi allenamenti non fosse all'altezza del Napoli. Con Conte, inizio in salita: perché ha giocato poco o nulla (tranne, la prima, a Verona: un disastro come tutto il Napoli) ed è finito sempre in panchina".
Quale sarà il suo futuro?
—"Già, cosa farà a giugno il brasiliano ormai cittadino italiano? Difficilmente resterà, poi magari Conte deciderà che gli va concesso un altro anno di rinnovo. Cosa che al momento non è sulla carta. Però questi 40 giorni sono serviti a far capire che Gesù non è un incompiuto".
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