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(Getty Images)
Inter-Napoli non è solo la sfida tra due compagini con ambizioni tricolore. La sfida del Meazza è anche quella tra due allenatori, rispettivamente Simone Inzaghi e Luciano Spalletti, che hanno cambiato il calcio con le idee senza però mai vincere un campionato. Hanno accarezzato il sogno, lo hanno coltivato nelle segrete stanze di un'anima in tumulto, per poi vederlo fuggir via. E, se Inzaghi non ha mai portato a casa uno scudetto, a Spalletti l'etichetta di eterno perdente non sta proprio bene, addosso: lui il campionato, in Turchia, l'ha vinto ma, chissà perché, a queste latitudini s'è deciso che le vittorie che non riguardano l'Europa non contano.
Ne parla il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "La campagna di Russia di Luciano Spalletti è li che reclamerebbe il sacrosanto riconoscimento per imprese vissute a petto in fuori: ma, misteri del calcio, il mondo c’è chi a volte lo disegna a modo proprio, e ciò che resta di quella fase abbagliante è un distico in fondo alle analisi più disinvolte che ignorano quel vissuto. Eppure c’è un’epoca, ormai sono circa trent’anni dalla prima delle 991 panchine, in cui Spalletti ha cambiato il calcio, l’ha rimodellato con quella visione moderna che resiste ancora oggi e che ne hanno fatto un precursore, ha costruito lo spazio per falsi nove e poi l’ha occupato - come adesso con Osimhen - con centravanti veri, ha lusingato non se stesso ma il sistema, addobbandolo con una bellezza pure rara, come quella della Roma, a tratti dell’Inter, da diciotto mesi ormai con il Napoli, che comanda con otto punti di vantaggio ma al quale è ovviamente vietato vagare con la fantasia (...) E però in quest’ora e mezza da tutto esaurito, in settantacinquemila con il naso all’insù, anche Inzaghi ci infila altro di sé, la sua voglia di sentirsi vivo con Dzeko e con Lautaro, ma adesso pure con Brozovic al fianco di Barella, di reagire e non starsene disperatamente distante dalla luna che sta undici punti più in là, di rialzarsi con l’ostinata difesa di una personalità sfacciatamente spiccata, già esposta in gioventù per convivere con il peso d’un nome imponente e con il paragone inevitabile con quel po’ di fratello. Inter-Napoli è un moto di ribellione ai luoghi comuni, alle regole scarabocchiate del pregiudizio tout court: è il loro calcio per accendere un falò".
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