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Inter-Napoli, due filosofie di gioco a confronto: ma gli azzurri hanno un’arma in più

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Dalla Rosea
Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Domani Inter-Napoli a San Siro, il big match valido per la dodicesima giornata di Serie A vedrà scontrarsi due compagini che applicano una filosofia di gioco diversa, specchio dei rispettivi allenatori. Ne parla oggi la Gazzetta dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:

"Non inganni il secondo tempo di resistenza con l’Arsenal, nell’ultimo triennio la sua Inter non è stata costruita per aspettare in trincea. Niente ripartenze vorticose come all’epoca di Conte (e Lukaku), ma manovra ricamata e continui scambi di posizione. Mezzali che diventano esterni ed esterni che diventano mezzali, sempre dentro al vecchio elegante vestito. Il 3-5-2 arriva da lontano, dall’epoca di Antonio, è stato restaurato con colpi mirati di scalpello, ma è inciso nella pietra e non sembra modificabile, almeno in partenza. Mille chilometri più giù, l’attuale tecnico capolista potrà pure avere lo stesso centravanti totem dell’epoca milanese, ma i presupposti sono cambiati: da quando ha incrociato la Juve, altra scheggia del suo passato, Conte ha abbracciato un 4-3-3 anomalo per le sue abitudini. Via un esterno, in soffitta il 3-4-2-1 con cui aveva progettato il rinascimento napoletano: Scott McTominay è il filo di Scozia in questa cucitura, da centrocampista si trasforma in assaltatore dietro a Romelu. Il resto, domani, lo faranno i cambi, più “invasivi” sul lato azzurro: ad esempio, quando Politano esausto dà il cinque a Mazzocchi, allora sì che si torna alla coperta calda della difesa a 3. Anche perché ha una Champions sul groppone, l’Inter pensa ai dosaggi e alterna a gara in corso. Qui le sostituzioni sono ruolo per ruolo — da Frattesi che scalpita al posto della mezzala a Taremi dietro alla ThuLa —, a meno che un giallo galeotto imponga il classico cambio dell’ammonito".