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Inarrestabile Luciano Spalletti: una conferenza che è inno alla determinazione
Luciano Spalletti non è mai banale. Da sempre ha abituato il nutrito pubblico della Serie A a conferenze stampa emotive, talvolta dure, spesso ricche di riflessioni profonde. Come quella di ieri, in cui ha presentato il match Torino-Napoli. Non si fa prendere dall'euforia, il tecnico di Certaldo. Non gli interessa, non può permetterselo, non sarebbe sano. Ci sono tante partite da giocare, e il traguardo, seppur vicinissimo, deve essere ancora acciuffato.
Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Non ci sono lusinghe che tengano, né opinioni che non finiscano per scivolare nell’aritmetica: e però, lo dice la Storia, quando Torino-Napoli finirà, il cammino verso la gloria finirà per essere più breve, a prescindere da quel macrocosmo che si perde negli abissi. «Non ci si deve fermare mai. Affrontiamo un’avversaria della quale parlo con piacere, per il rispetto che devo e riconosco a Juric. Il Toro è complicato, asfissiante, fisico; sta disputando un grande campionato. E noi i conti li facciamo alla fine». Li farà con quella squadra che gli appartiene per intero, nell’incanto di capolavori come quello di Kvaratskhelia con l’Atalanta che sta ancora lì, a scuoterlo. «Quando ha fatto quel dribbling lì, mentre calciava, aveva quella vena sul collo che al suo arrivo qua a Napoli non gli avevo visto. Così mi garba di più». Non ci sarà mai il rischio di smarrirsi in un euforia smodata, non adesso, né di specchiarsi in sorrisi posticci e vagamente allusivi: Torino-Napoli sta arrivando, eccola qua, e porta con sé quella scia di leggerezza che ha lasciato la vittoria sull’Eintracht e il quarto di finale in Champions che vale (già) la Storia, ma tra i pensieri spettinati di un uomo tormentato da quel senso di civiltà perduta, per il momento c’è ben altro: «A 64 anni non si sa per quante stagioni si resterà ancora in panchina: questo lo vedremo. Non so cosa mi riserverà la mia prossima vita e comunque si può sempre essere migliori di quelli che si è stati. Però se penso all’impegno della squadra, io questa mia dimensione vorrei viverla in eterno. E se, invece, penso a quello che è successo in città, mercoledì, vorrei non partecipare a questo tipo di situazioni. E’ una cosa che mi disturba, un movimento del quale non vorrei far parte»".
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