Lei aveva 20 anni. Poi è diventato un simbolo «Quando sono arrivato ero un bambino, è vero. Sono felice che la società e la gente abbiano creduto in me al buio e che il mio nome sia finito accanto a quello del Napoli».
La Hit Parade della sua vita azzurra. Allenatore? «Devo dire grazie a Reja per avermi lanciato, ma ho preso qualcosa da ognuno. Con Sarri, però, mi sono goduto il calcio più che con gli altri. All’epoca conobbi anche Calzona, era il suo primo collaboratore».
Giocatori: il compagno indimenticabile, il più forte? «Eh, il Napoli ha avuto tanti campioni in questo periodo, ma se penso a uno che ispirava tutta la città e lo stadio, allora scelgo il Pocho. Lavezzi. È stato un onore giocare con lui, ci sentiamo spesso. Mi piace ricordare anche Zielinski, uno dei centrocampisti più forti del mondo».
Si parlava di Zielo come suo erede. Ora può esserlo McTominay? «Sì, potrebbe, è un centrocampista offensivo che come me ama inserirsi e fare gol. Vediamo, dipende dal modulo. Però è un nome forte, l’ha dimostrato con lo United e in nazionale. Un valido cambio per Lobo e Anguissa».
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