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Amir Rrahmani (Photo by Fran Santiago/Getty Images)
L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport analizza la sconfitta del Napoli contro il Granada nella gara di andata dei sedicesimi di finale di Europa League.
"Quando torni a casa senza neanche aver capito quanto il portiere e la difesa avversaria siano forti, significa che non hai giocato una partita all’altezza delle tue qualità. Al Napoli, sconfitto 2-0 ben oltre il risultato da un Granada da applausi ma nemmeno trascendentale, rimane questo dubbio. Ora ribaltare fra sei giorni al Maradona questo punteggio sarà complicato. Certo, contano le assenze (ben nove) degli azzurri, la stanchezza di alcuni elementi, ma i ragazzi di Gattuso potevano e dovevano dare di più invece è mancata completamente la verticalità di gioco. Da Lobotka, Fabian Ruiz ed Elmas,i più freschi tutti buoni centrocampisti, era legittimo attendersi di più. Non si è capito nemmeno a che punto sia la condizione di Osimhen che dopo 86 minuti ha girato un pallone a rete: l’unico calciato fra i pali dalla squadra, troppo timorosa e imprecisa sia in costruzione che in fase difensiva".
"Il 4-1-4-1 disegnato da Gattuso tiene la squadra bassa e corta, ma se i protagonisti non si aiutano nelle letture diventa tutto più complicato, La posizione di Herrera, molto mobile sull’intero fronte offensivo, e la velocità di Machis mettono subito in crisi l’assetto degli azzurri, che in possesso di palla giocano a rugby, con le uscite dal basso che c’entrano fino a un certo punto".
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