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Ha il fuoco dentro, altrimenti non lo chiamerebbero Ringhio. La legge di Gattuso è questa: vai dove ti portano le convinzioni, non semplicemente il cuore. Il Napoli è una convinzione, una conversione totale. Dal suo punto di vista, il giusto premio dopo la sofferenza dell’addio al Milan. Il Corriere dello Sport ha analizzato la persona.
Fosse stato “alleno tanto per allenare”, oggi lo vedremmo sulla panchina del Genoa. Niente. Oppure su quella della Samp, Ferrero si è sbattuto senza limiti. «Quasi quasi accetto, mi ha fatto una grande impressione», sussurrò Ringhio ai suoi amici più intimi parlando del presidente che aveva lasciato Genova e Roma, parcheggiando a Gallarate per parlargli della Samp «una figlia, dammi una mano che sono disperato e tu puoi regolarmi la scossa». Già, la scossa.
Gattuso si fida di poche persone, una è Jorge Mendes. Ha trascorso l’intera estate tra Spagna e Portogallo, si metteva in auto e macinava chilometri per fargli visita. Si beccava lezioni di stile, di vita, di strategia, di filosofia. Mendes gli ha sempre raccomandato: «Non prendere tanto per prendere, se pensi di farlo subito sbagli perché sei un fascio di nervi e di pericoloso istinto, devi riflettere». Gli hanno fatto bene quelle parole, il vademecum dell’attesa serena.
Il concetto è semplice e il Corriere dello Sport ha analizzato la chiamata tra Mendes e De Laurentiis per Gattuso: " La traccia: Napoli è una piazza unica, non c’è da indugiare o da riflettere, importante è non pensare che lui sia o sarebbe l’eventuale traghettatore dopo Carlo. Sarebbe come un rinnegare l’attesa di mesi e mesi. Ma come, aspetto e mi sbatto, e poi mi consegno per cinque mesi? I soldi non contano, davvero per lui, visto che li ha lasciati al Milan per garantire il pagamento ai suoi collaboratori. Ma se Gattuso, Napoli o non Napoli, accettasse sei mesi di lavoro, significherebbe evitare di mettersi in tuta per dirigere il primo allenamento. E’ una questione di motivazioni, di fuoco che si accende soltanto se non è un semplice falò".
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