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(Getty Images)
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera, soffermandosi sulle tensioni di questi giorni in Lega Serie A.
Presidente Gravina cosa ne pensa della lettera di sfiducia inviata da sette club di serie A al presidente Dal Pino?
"Ho imparato a conoscere Paolo in un anno e mezzo di duro lavoro. È una persona onesta, determinata, capace e leale. Fatico molto nel riconoscerlo in quello che hanno scritto. Ma al di là dei contenuti, sui quali può rispondere meglio lui stesso, sono i toni e l’atteggiamento dell’ultimo periodo da stigmatizzare. Non è più accettabile che nel nostro mondo si privilegi una visione manichea dei rapporti istituzionali. Non ci si può dividere sempre su tutto e trasformare in nemico chi non la pensa come noi".
C’è il forte sospetto che, oltre ad attaccare Dal Pino, i club fossero interessati a colpire lei…
"Il mio obiettivo è contribuire a costruire un calcio (italiano) patrimonializzato e non indebitato, libero da ricatti e più maturo di quanto non lo sia stato in passato. È impensabile continuare a tollerare un livello di relazioni che, in alcune circostanze, trascendono persino la buona educazione. La mia Federazione riconosce rispetto a tutti i suoi interlocutori e pretende che gli venga riconosciuto lo stesso trattamento".
Le società che vogliono esautorare Dal Pino lo accusano anche di non aver prodotto risultati nelle interlocuzioni con il governo sul tema dei ristori e delle riaperture degli stadi.
"Nel periodo più difficile dal dopo guerra a oggi, la Federcalcio, con Dal Pino vicepresidente, ha supportato il sistema con un impegno incessante. Abbiamo sostenuto finanziariamente le Componenti, dalla serie B sino ai Dilettanti, e puntellato la Lega di A accogliendo quasi tutte le richieste di deroga giustificate dalla pandemia. Abbiamo, inoltre, perorato le istanze dei presidenti con il governo, ottenendo diversi risultati, soprattutto in materia fiscale. Se l’Italia è chiusa per il virus, non si può certo pensare di andare in controtendenza rispetto al Paese".
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