E, da ultimo, leviamoci questo dente: è più bello il Napoli di Sarri o questo di Spalletti? Se lo chiedono tutti, dai giornali, ai siti, alle tv locali e nazionali. La domanda sta accompagnando la stagione degli azzurri fin dal suo inizio. Ha deciso di dare una risposta "sul campo" il Corriere dello Sport, alla vigilia di un match che non sarà mai banale, non per l'avversario ma perché a guidare l'avversario c'è lui, Maurizio Sarri.
rassegna
E allora, è più bello il Napoli del triennio sarrista o questo di Spalletti?
I due Napoli a confronto
Ecco quanto, del confronto condotto dal noto quotidiano sportivo nazionale, evidenziato da CalcioNapoli1926: "DIFESA. Reina aveva più piedi rispetto pure a parecchi centrocampisti del campionato però Meret ha ritrovato se stesso, sicurezze tecniche; Albiol esibiva intelligenza e leadership; con il bionico Di Lorenzo non se la gioca nessuno; Mario Rui di oggi è superiore a quello di ieri, divenuto titolare dopo l’infortunio al novembre di un Ghoulam stellare, quasi inarrivabile; e però poi mettendo dinnanzi allo specchio Kim e Koulibaly si rischia brutalmente di finire fuori traccia: il Koulibaly di quella stagione rientrava di diritto tra i top ten (o five?) del ruolo e il Kim che è arrivato da lontano ha avuto però un impatto travolgente, ha cancellato i paragoni e i rimpianti con il senegalese, s’è elevato su livelli egualmente universali, come un alieno. Tra pesi massimi, si starebbe comunque al sicuro. CENTROCAMPO. Un altro Hamsik andrà scovato un giorno, semmai ricapiterà, per empatia e scuola calcistica fusi nel sentimento, Zielinski, piedi che sanno di zucchero filato, resterebbe (come accadde) nella sua scia; ma in questi duelli un po’ innaturali tra due epoche vicine eppure distanti, diventa complesso ondeggiare tra l’eleganza stordente di Anguissa e il famelico dinamismo di Allan, tra l’autorità di Lobotka nelle due fasi e la scientifica applicazione di Jorginho a scorgere angoli di passaggio: con le cinque sostituzioni, che nel 2018 non esistevano, risulterebbe più facile rivolgersi al turnover. ATTACCO. Non c’è serata o pomeriggio che José Maria Callejon sia arrivato in ritardo sul cambio di Insigne e, dal punto di vista cerebrale, diventa esercizio insostenibile individuare un replicante di quei movimenti. E comunque, là davanti, mescolando gli uni e gli altri, si resta a galleggiare nella bufera di un giudizio che rimane scritto sul bagnasciuga: Osimhen è la stella che brilla, che offuscando pure Sua Maestà Mertens ha contribuito ad addolcirne il distacco; e Kvaratskhelia è l’oro che luccica - ora e poi in prospettiva - con il dribbling d’uno scugnizzo e un tiraggiro che va oltre Insigne. Però che spettacolo a metterli assieme e spudoratamente di fronte: ci sarebbe da divertirsi".
LEGGI ANCHE
© RIPRODUZIONE RISERVATA