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Mario Draghi (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
Grazie allo sviluppo dei vaccini, il COVID-19 sta aggredendo molto meno la popolazione italiana, europea e mondiale. Sono pochissimi i casi giornalieri rilevati, per quanto ci sia ancora un po' di preoccupazione riguardo alla variante Delta (che comunque non manderebbe in ospedale se vaccinati, ndr). Nel frattempo alcuni Paesi vorrebbero tutelarsi per garantire anche una terza dose autunnale di vaccino, ma già con due iniezioni si è parecchio sicuri di contrarre al massimo il virus in forma lievissima. Dovremo purtroppo condividere con questo virus i prossimi anni, se tutto andrà nel verso giusto, ma verrà pian piano normalizzato.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto all'Accademia dei Lincei. Di seguito un estratto:
"A più di un anno dall’esplosione della crisi sanitaria, possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia. La campagna di vaccinazione procede spedita, in Italia e in Europa. Dopo mesi di isolamento e lontananza, abbiamo ripreso gran parte delle nostre interazioni sociali. L’economia e l’istruzione sono ripartite. Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese. La crisi economica iniziata lo scorso anno non ha precedenti nella storia recente. Si è trattato di una recessione causata in gran parte da decisioni prese consapevolmente dai governi. Per prevenire una diffusione catastrofica del virus abbiamo dovuto imporre restrizioni che hanno portato alla chiusura di molti settori dell’economia. Non avevamo alternative. La tutela della salute e la protezione dell’economia non erano obiettivi tra loro in conflitto. L’alta circolazione del virus e il rischio del collasso del sistema ospedaliero rendevano impensabile la ripartenza di consumi e investimenti. La politica sanitaria doveva avere la priorità".
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