Conte sta provando a girare pagina...
«Fa bene, non ha senso insistere. Quel ciclo è finito e lo abbiamo capito tutti già l'anno scorso. Anche sul modulo ha ragione, il 4-3-3 non deve essere una fissazione. Solo con Mazzarri abbiamo provato a fare delle cose differenti».
Le sarebbe piaciuto essere allenato da lui?
«E a chi non piacerebbe? Ha grinta, metodi di lavoro di alto livello, intensità di gioco».
Perché così rapidamente si è passati dalla gloria al tonfo?
«È la somma di tante cose: dopo la vittoria un po' tutti hanno avuto problemi di vario genere, Garcia cercò di apportare subito dei cambiamenti anche piuttosto rapidamente. E poi ha pesato anche il cambio di preparazione atletica».
Ma con Lobotka siete amici?
«Certo, siamo arrivati praticamente insieme. Lui ha avuto subito dei problemi, poi io l'infortunio al ginocchio. Mi è sempre piaciuto come uomo e come calciatore e non mi sono mai sentito un suo rivale».
Ha mai chiesto spiegazione per la sua esclusione?
«Non avrebbe avuto senso. Hanno preso una decisione e io non potevo farci nulla. Se non aspettare il momento di tornare a giocare».
Con chi ha legato di più negli anni napoletani?
«Eravamo un gran gruppo di amici. Però con Petagna, Mertens e Fabian i contatti sono ancora molto frequenti».
Ha sentito qualcuno del Napoli di adesso?
«Jesus e Di Lorenzo. Ho visto alcuni momenti della gara con il Verona e mi è venuto in mente il Napoli dello scorso anno: tanto possesso palla ma poca consistenza davanti alla porta. Un peccato».
Osimhen andrà via.
«Non è una sorpresa. Devo ammettere che Victor è senza dubbio il più forte attaccante che ho visto giocare in Italia. Se ne parla dall'inverno scorso del suo addio: un po' tutti hanno sentito che lui voleva una nuova avventura. Ma se davvero arriva Lukaku, il Napoli può fare grandi cose.
Ora è capitano all'Hertha Berlino. Ha compreso lo sfogo di Di Lorenzo?
«Sapevo che non sarebbe andato via, alla fine. Ma lo ha pensato, ferito per quei fischi dei tifosi che sentiva di non meritare».
Ha firmato per due anni con l'Hertha.
«Dovevo dimostrare che potevo ancora giocare bene dopo tutto questo tempo. Puntiamo alla promozione, c'è tanta concorrenza con grandi squadre come il Colonia, I'Hannover, l'Amburgo. Giochiamo nel glorioso Olympiastadion e ogni volta ci sono 60mila spettatori. In questo, molto simile alla passione del tifo napoletano».
Aveva ragione suo padre, ne è valsa la pena venire a Napoli?
«Lui è tifoso di Maradona, mi chiamo Diego in suo onore. Sono fiero che le mie figlie portino sui documenti che sono nate in questa meravigliosa città. Quando andranno in giro per il mondo e vedranno il passaporto, avranno motivo di essere orgogliose».
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