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rassegna

Repubblica è sicura: “Il divorzio tra De Laurentiis e Spalletti merita una serie tv”

Sara Ghezzi

L'addio tra i tecnico campione d'Italia e il presidente ogni volta assume nuove sfaccettature tanto da spingere La Repubblica ad una provocazione visti i tempi di documentari e prodotti televisivi incentrati sulle separazioni

La storia d'amore tra Spalletti e Napoli è stata intensa, come dimostra il tatuaggio del tecnico e la cittadinanza onoraria ricevuta giovedì. Ma come tutte le più belle favole è finita troppo presto, senza darsi la possibilità di sognare ancora. Colpa di un rapporto tumultuoso con De Laurentiis e di tante verità non dette, da un lato e dall'altro. In questi giorni i due si sono visti spesso per ricevere alcuni premi, ma la sensazione è che tutto ciò che si è visto è stato solo di facciata. Ed è proprio su questo che ha giocato lanciando una provocazione, Gabriele Romagnoli nel suo editoriale per La Repubblica. A seguire un estratto dell'articolo.

Repubblica è sicura: "Il divorzio tra De Laurentiis e Spalletti merita una serie tv"

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"“Unico”: finirà che Luciano Spalletti rivelerà in un documentario per qualche piattaforma la sua versione sul divorzio da Aurelio De Laurentiis. Risulta evidente che mettersi insieme è una passeggiata, ma dirsi addio è complicato. Non si è ancora trovato il modo di farlo come si deve. Francesco Totti-Ilary Blasi, Roberto Mancini-Gabriele Gravina e, appunto, Spalletti-De Laurentiis: tre storie e un solo (unico) copione. Praticamente un format. All’inizio c’è la negazione (è la stampa, che bruttezza: invenzioni, maldicenze). Poi subentra la reazione di circostanza, che balla sul filo tra l’ipocrisia e l’educazione. Si negano il contrasto, l’insanabile frattura, il reciproco disamore in marcia verso il disprezzo. Per rispetto dei figli, dei tifosi o della patria. Una parte di cuore resterà sempre lì, come no.

Il tempo aggiusta tutto? Il tempo produce crepe, apre varchi, fracassa ogni cosa. Non lo sapete che niente resterà? I primi spifferi sono ancora benevoli: c’era una clausola, la voglia di un sabbatico, una curva lungo il cammino percorso insieme. Poi arrivano le rivelazioni a puntate: m’hai preso i Rolex, m’hai fregato gli highlights, inseguivi soldi, inseguivi gonne, lui non voleva più te e tu volevi un caffè. È stata una bella favola o un film horror? Sono fatti vostri, ma decidetelo e attenetevi alla scelta.

La verità è una pretesa giornalistica, vanno benissimo le pietose bugie (tanto, come disse D’Alema, quando si voleva sapere da Berlusconi di Noemi: «Vabbè, più o meno s’è capito»). Però poi rimanete fermi lì, anche se la realtà successiva dovesse contraddire ogni affermazione precedente. Tanto è quel che ci saremmo aspettati. Ed è comunque più elegante dello stillicidio postumo. Avete il diritto di cadere in qualsiasi comunissimo luogo: richiamare l’amore di gioventù, provarci con la sorella gemella, andare a predicare nel deserto. È comprensibile: più avete ottenuto insieme e più risulta difficile ammettere che non vi reggete più e non ci riuscivate da tempo.


Però, che mediatica svolta una conferenza stampa in cui annunciare una volta (unica) per tutte che voi due avete chiuso, avete già fatto un miracolo a sopportarvi, ad aver vinto in Italia o in Europa nonostante tutto, ma ora basta. Fine delle trasmissioni. Forse il problema è quello: lo spettacolo deve invece continuare e volete prendervi parte, quindi dovete dirci ancora qualcosa. In attesa del giorno in cui vi chiederanno di perdonarvi, allestiranno una prima serata e quello rialzerà il cartello: “Speravo de morì prima".


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