rassegna

De Laurentiis, oggi i primi 20 anni del suo Napoli tra successi e rimpianti

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Il tributo della Rosea
Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Oggi Aurelio De Laurentiis compie 20 anni...di Napoli. Un ventennio di gioie e qualche dolore, di successi (tanti) e rimpianti (pochi). Un ventennio da Aurelio.

De Laurentiis e i suoi primi 20 anni a Napoli

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Ne parla oggi la Gazzetta dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: "Fu un colpo di teatro, e quindi non c’entravano i Cinepanettoni, all’alba del 6 settembre del 2004, in quella città assolata e addolorata, ormai svuotata del calcio, rimasto impigliato nei corridoi della Fallimentare: uscendo quasi a sorpresa dalle ombre, Aurelio De Laurentiis con un blitz riuscì a strappare il Napoli a Giampaolo Pozzo, che sembrava prossimo ad appartarsi con la Curatela, e in quell’ignoto turbolento sistemò un ciak e ripartì. «A me il Napoli», consegnato ormai in Tribunale da Toto Naldi - il predecessore - con fidejussione da 32 milioni dalla Popolare di Ancona, Pierpaolo Marino dg, Gian Piero Ventura allenatore, e solo 20 giorni per presentarsi contro il Cittadella, in un San Paolo in versione Champions, 60 mila spettatori per credere che esistesse ancora un dio, certo non Maradona. Venti anni dopo, stamani, Aurelio De Laurentiis ha una bacheca davanti alla quale illanguidirsi, uno Scudetto nel quale perdersi, tre Coppe Italia, la Supercoppa, una manciata di secondi posti in campionato, una semifinale di Europa League e però pure il rimpianto di essersi preso esageratamente sul serio, pensando di poter fare a meno di Spalletti e Giuntoli, con lui protagonisti d’un capolavoro che resta. Nei suoi 20 anni in perfetto stile De Laurentiis, la sobrietà è stata un optional: però il giudice inappellabile è il campo, il resto è contorno o cinema, e nel curriculum ci sono allenatori come (Benitez, Ancelotti, Spalletti, Conte, intuizioni geniali (Sarri) che sovrastano i rarissimi errori; investimenti massicci e/o visionari (Cavani e Higuain, Osimhen e Kvara, ora Lukaku), affari colossali (Cavani e Higuain ancora, ma anche Koulibaly e Jorginho) e provocazioni dialettiche come se non ci fosse un domani. Mentre c’è sempre stato un domani, da venti anni in qua".