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Corbo: “De Laurentiis se l’è cercata. Si è lasciato travolgere dallo scudetto”
Nel suo ultimo editoriale per la Repubblica, Antonio Corbo ha commentato il pessimo periodo attraversato dal Napoli post scudetto. Il giornalista ha cercato di scovare i motivi e i colpevoli della crisi e come uscirne.
"Lanciarla ancora in aria no, basta. La moneta finalmente tocca terra. Testa o croce, dritto o rovescio, dentro o fuori. Il Napoli delle ambiguità oggi è costretto a dire la verità: a se stesso, alla città e all’Italia del calcio. Non interessa più sapere chi ha squarciato un capolavoro, ma chi può rimetterne insieme i pezzi, restituirgli non certo la bellezza ma renderlo almeno guardabile, non riportarlo in zona scudetto ma se possibile farlo risalire tra le prime. Il primo dossier da chiudere: la panchina. Bisogna capire dopo 58 giorni di guida se il Napoli aveva bisogno di Mazzarri o Mazzarri di ritrovare il calcio dopo il brutale esonero del 2 maggio 2012 in serie B a Cagliari. Aldilà del risultato con la Salernitana ventesima in A ma in risalita, conta la credibilità.
Il Napoli è ancora una squadra? Inutile che Mazzarri si attribuisca colpe, come ieri. Nulla vale meno delle parole. Il Napoli che rinuncia a parlare dopo l’umiliante sconfitta di Torino, che manda un onesto confratello come Mauro Meluso a rimettere i peccati, che espone la squadra a testa bassa davanti a tifosi pacificati dopo il Patto del Britannique: tutto inutile. Conta altro. Il primo punto interrogativo è: al volante può rimanere Mazzarri? I tifosi si augurano di sì, sono tutti dalla sua parte, gli sono grati per essersi precipitato ad aiutare la squadra abbandonata dopo lo splendido secondo posto per consegnarsi all’Inter di Moratti e Fassone. Ma reinventare il modulo difensivo ad inizio di ripresa a Torino per far entrare l’emotivo Mazzocchi che idea è? Peggio dopo che il croato Nikola Vlasic aveva attaccato Lobotka fino a spingerlo nello scompiglio della difesa. Un errore, certo. Ma stasera si chiede alla squadra un minimo di vitalità, di freschezza, di gamba come dicono i tecnici. Lo stesso Mazzarri pensa che è stato forse fatale il superlavoro per ricaricare la squadra depressa dalla gestione di Rudi Garcia che guarderà tranquillo in Costa Azzurra la gara tra i sorsi dell’ultimo Beaujolais. Tutta Napoli fra poche ore è con Walter, quindi. Coraggio. Pochi, forse nessuno con De Laurentiis. Nel sabato della verità arriva anche lui all’esame cruciale. Se l’è cercato. Ha fatto dello scudetto un solo bottino. E l’ha tenuto per sé. Neanche un grammo di gloria ad altri, né a Spalletti che pensava solo a fuggire. In quei giorni di deliri si è fatto travolgere anche lui. Il cinismo costruttivo che l’ha portato a creare una squadra da scudetto ed una impresa modello è stato sacrificato alla vanità dell’uomo di cinema.
Aurelio si è dedicato più alla festa del Plebiscito che a potenziare la squadra campione, più al marketing che alla scelta del nuovo allenatore, il presidente che aveva assunto Ancelotti il primo al mondo per oscurare Sarri non ha capito in quella febbre di giugno che la panchina di Spalletti allenatore dell’anno in Europa non poteva finire all’enigmatico sapientino francese, che era appena uscito dai fasti arabi per un bisticcio con il capriccioso Cristiano Ronaldo, in arte CR7. Ma questi errori di valutazione non possono aver tolto da soli 22 punti al Napoli nel girone. Avversità infide De Laurentiis ne ha trovate tra quelli che credeva i migliori cavalli della sua scuderia. Acquisti costosi e incongrui, collaboratori che non hanno dato l’allarme osservando il metodo Garcia, una struttura che ha lasciato illanguidire persino Kvaratskhelia e Lobotka, nessun segnale ufficiale dai test. Stasera non finisce ma comincia la rifondazione del Napoli, in un mercato insidioso. Sanno tutti che ha liquidità e urgenza di acquisti. Ma lo stesso Napoli sa di avere valori solidi che non potevano svanire in sette mesi. Anche la squadra dica stasera la sua verità. Esca dai cespugli. I suoi si chiamano alibi".
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