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editoriali
De Laurentiis, il tifoso e quella strana telefonata tra il serio ed il faceto
De Laurentiis riceve una telefonata, da un numero evidentemente sconosciuto perché non presente in rubrica. Risponde, è un tifoso che gli chiede "Preside', lo vinciamo lo scudetto?". E lui risponde. Scivolando nei refrain della sua comunicazione ruvida e pungente, non certo da prima alla Scala di Milano. Autoironia? Gioco? Messaggi subliminali? Sassolini tolti dalla scarpa? Tutto o niente, forse più tutto che niente. Certo è che, quando parla, il Presidente del Napoli proprio non riesce ad essere composto, finanche banale. Ogni parola è una sferzata, uno schiaffo o una carezza che fa male come un cazzotto in pieno viso. Poi chiarisce: "Era goliardia e scherzo". Intanto sui social il popolo azzurro si divide tra A16 alla riscossa e difensori ad oltranza.
Sarà per gioco, sarà per divertissement, eppure ci riesce sempre. Sempre. A dividere, a riaccendere quei riflettori su di sé. Cinema da saletta di periferia o genialata alla Woody Allen, tra inferno e paradiso, è proprio lì che vuole stare il Presidente De Laurentiis, a metà strada tra l'ironia e la verità, sfuggendo alle etichette, ché le etichette imprigionano, ingabbiano e uno spirito libero e leggero ha bisogno di volare...anche "sulle accuse della gente". La pizza di mexda, lo scudetto, la vittoria della Champions, i napoletani obnubilati da Napoli...tutta una serie di "provocazioni" (o di sassolini tolti dalle scarpe, appunto) che non potevano non far storcere il naso a chi questo tipo di comunicazione l'ha sempre trovato detestabile. E che invece hanno infiammato gli animi dei DeLaurentisiani di sacro ed ardente amore. Non c'è niente da fare: ogni intervento è un tackle duro sugli avversari, ma anche sui propri compagni. E poco importa se ironizzasse: la piazza si divide, e sui social ricominciano schermaglie che parevano oramai sopite, zittite dalla fulgida e dirompente bellezza di una squadra che meritava i riflettori tutti su di sé. E, immaginiamo, De Laurentiis si gusta lo spettacolo, convinto di esser riuscito nuovamente nell'impresa. Basta poco, che ce vo'?
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