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Ancelotti ha tenuto il punto, non ha voluto dimettersi. L’abbraccio di Callejon all’uscita dal terreno di gioco è emblematico. Come il saluto al pubblico di Napoli che Ancelotti cela dietro una bugia: «Macché, stavo salutando mia moglie». Il dado è tratto da giorni, Ma De Laurentiis sperava di non essere costretto a mandarlo via. Preso atto che non avrebbe presentato le dimissioni, ha chiesto al ds Giuntoli di riunirsi all’hotel Vesuvio. Ed è lì, alle 22,30 che è iniziato il briefing. Qualcuno pensava che potesse terminare a notte fonda e invece, alle 23,10 si chiude tutto: lui, Ancelotti rifiuta sia di rassegnare le dimissioni che di trovare una risoluzione consensuale. È deluso dal comportamento di De Laurentiis, si sente quasi come colpito alla schiena. Ma il passo l’addio dura davvero poco: alla fine arriva la decisione più difficile per il presidente, ovvero l’esonero. «Rimangono intatti i rapporti di amicizia, stima e rispetto reciproco», recita il comunicato emesso alle 23.38. Una formula di rito. Dietro la faccenda cova rancore e rabbia. Non voleva mandarlo via, De Laurentiis, non voleva questo braccio di ferro: avrebbe preferito un passo indietro del tecnico che salvasse anche la faccia. E non solo per una questione economica. Nel pomeriggio c’è allenamento a Castel Volturno ma non ci sarà nessuno degli Ancelotti a dirigerlo.
Il Mattino
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